ECONOMIA
Giulio Gennari, presidente di Confcommercio Grosseto
Il presente è impietoso, le prospettive – numeri alla mano – è scoraggiante. La desertificazione commerciale è un allarme anche a Grosseto. E Confcommercio – tramite il presidente provinciale Giulio Gennari – chiede che il prossimo Piano operativo comunale porti una visione di rigenerazione urbana per i quartieri a rischio, con patti locali e incentivi per la riapertura dei fondi sfitti.
“La desertificazione dei negozi, con il progressivo e preoccupante crollo delle attività commerciali di prossimità, rappresenta una minaccia non solo economica, ma soprattutto sociale e identitaria per le nostre città, i quartieri centrali e periferici e i piccoli borghi”, ribadisce con il presidente di Confcommercio Grosseto, Giulio Gennari, raccogliendo l'allarme lanciato dal presidente nazionale Carlo Sangalli, anche in seguito alle proiezioni del commercio al 2035 pubblicate dal Centro Studi Confcommercio. I numeri. Prendendo come base di calcolo quanto avvenuto dal 2012 al 2024, per il 2035 si prevede uno scenario tragico: bar e caffè diminuiranno del 17,7% e gli alberghi dell’8,7%. Più in generale si ipotizza un calo del commercio in sede fissa e ambulante superiore al 21%. Al contrario si assisterà – sempre secondo i calcoli del Centro Studi Confcommercio – a una crescita del 101% del commercio online e dell’81,9% di bed&breakfast e affitti brevi.
E Grosseto? La densità commerciale ogni mille abitanti è passata da 12,2 (nel 2012) a 9,4 (nel 2024) e per il 2035 si prevede un ulteriore calo a 7,2 con una proiezione di calo delle imprese pari a -23,2% dal 2024 al 2035 e una popolazione pressoché costante (+0,5%).

“È dunque in atto – osserva Gennari – una dematerializzazione del commercio con conseguenze molto negative sulle identità urbane delle città e dei borghi. Con il progetto Cities Confcommercio sta studiando questo fenomeno da diversi anni con il risultato di aver individuato alcune azioni di contrasto ormai indifferibili. Mi rivolgo dunque alle Amministrazioni locali e regionali affinché adottino una strategia coordinata per impedire che le nostre comunità diventino mere ‘città fantasma’ o ‘città trasformate in gigantesche case vacanza’. Chiediamo anche noi una strategia nazionale che coordini le politiche urbane, valorizzi l'esperienza dei Centri commerciali naturali e metta in campo programmi pluriennali per l'economia di prossimità a livello comunale. È necessario, inoltre, che i Comuni adottino strumenti che mettano insieme patti locali per la riattivazione dei fondi sfitti, con meccanismi di incentivazione che siano coordinati tra pubblico e privato. Pensiamo all'accompagnamento all'avvio d'impresa; alla logistica urbana sostenibile, al welfare territoriale e ai partenariati con il mondo immobiliare. Le imprese necessitano inoltre di politiche fiscali più eque, percorsi di credito accessibili e strumenti per l'accompagnamento alla trasformazione digitale. Le risorse, che possono essere attinte dai fondi per la rigenerazione urbana e dalle partnership pubblico-private, vanno usate per trasformare gli spazi vuoti in luoghi vivi e sostenere le imprese che generano coesione sociale”.
“La chiusura dei negozi – conclude il presidente di Confcommercio Grosseto - è un segnale drammatico di un profondo indebolimento della vita urbana, che si traduce in meno sicurezza, meno relazioni e meno senso di comunità. Le piccole attività commerciali sono un presidio sociale ed economico fondamentale, e non possiamo arrenderci a questa tendenza, che vede il commercio tradizionale soffocato dagli acquisti sulle piattaforme online e dalla conversione degli spazi in B&B”.
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