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Spese obbligate sempre più pesanti: i consumi calano, la ripresa si allontana

Nel 2025 oltre il 42% del bilancio familiare è destinato a spese non comprimibili. Confcommercio lancia l’allarme: «Serve tutelare il potere d’acquisto per rilanciare l’economia, anche nei territori»

Carolina  Brugi

07 Agosto 2025, 08:30

Confcommercio lancia l’allarme sulle spese familiari

Confcommercio lancia l’allarme sulle spese familiari

Le famiglie italiane si trovano a fare i conti con bilanci sempre più appesantiti dalle cosiddette spese obbligate, ovvero quelle voci di spesa inevitabili – come casa, bollette, energia, sanità, trasporti e assicurazioni – che nel 2025 arrivano a rappresentare ben il 42,2% della spesa totale, contro il 37% del 1995.

È quanto emerge da una recente analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che lancia un segnale preoccupante: meno margine per i consumi discrezionali significa meno crescita per l’economia.

Tradotto in cifre, su una spesa pro capite media di 22.114 euro l’anno, oltre 9.300 euro sono destinati a voci non comprimibili. L’abitazione è la voce più pesante, con 5.171 euro a persona (+109 euro rispetto al 2024), seguita da assicurazioni e carburanti (2.151 euro) e energia (1.651 euro).

A incidere in modo decisivo è l’aumento dei prezzi: negli ultimi trent’anni, l’indice dei prezzi delle spese obbligate è cresciuto del 132%, più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55%). Particolarmente rilevante l’impennata del prezzo dell’energia, che ha registrato un +178%.

Anche il quadro dei beni di consumo tradizionali – alimentari inclusi – non offre segnali confortanti: per il 2025 si stima un calo nei volumi acquistati pari a -57 euro pro capite, mentre fanno segnare un lieve incremento i servizi legati a turismo, ristorazione e tempo libero, con un aumento di +134 euro pro capite. Ma si tratta ancora di segnali troppo deboli per parlare di vera ripresa.

A commentare la situazione sul territorio sono Giulio Gennari e Gabriella Orlando, presidente e direttore di Confcommercio Grosseto:
«Le famiglie grossetane, come quelle del resto d’Italia, sono costrette a destinare quote sempre più rilevanti del proprio reddito per far fronte alle spese fisse, con un effetto diretto sul calo dei consumi nei settori del commercio».

«Se una famiglia spende di più per coprire le stesse necessità – affitto, bollette, carburante – e il reddito disponibile non cresce nella stessa misura, è inevitabile che limiti tutto il resto. Il problema non è solo economico, ma anche psicologico: cresce la diffidenza, si rinvia oggi un acquisto, domani sarà poi una cena fuori o una vacanza. Il risultato? Le imprese ne risentono, e la ripresa che tutti vorremmo si allontana, anche nel nostro territorio».

Per questo motivo, Confcommercio ribadisce la necessità di interventi concreti per contenere i costi fissi e difendere il potere d’acquisto delle famiglie. Rilanciare la domanda interna, sottolinea l’associazione, è l’unico modo per far ripartire davvero l’economia, anche su scala locale.

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