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ECONOMIA E DIRITTI

All'alba tra i furgoni del caporalato: le "Brigate del lavoro" smascherano lo sfruttamento tra vigne e oliveti

L'iniziativa del sindacato Flai Cgil ha fatto tappa ad Arcidosso

Roberto Bata

02 Ottobre 2025, 17:33

All'alba tra i furgoni del caporalato: le "Brigate del lavoro" smascherano lo sfruttamento tra vigne e oliveti

Andrea Biagianti, Mirko Borselli e Paolo Rossi

Oggi, giovedì 2 ottobre, le Brigate del lavoro – il sindacato di strada promosso dalla Flai Cgil – sono tornate in azione ad Arcidosso, in uno dei luoghi ormai consueti dove si fermano e ripartono i furgoni carichi di manodopera. Vicino a una fermata del bus e a una rotatoria centrale del paese, all’alba, le strade hanno raccontato ancora una volta la realtà sommersa dello sfruttamento con un viavai di immigrati e furgoncini, iniziato alle 5.45 e terminato alle 6.30.

"Accanto ai lavoratori diretti verso le vigne del senese, un flusso oggi meno intenso rispetto ai giorni scorsi ma non interrotto – raccontano dal sindacato –  si sono aggiunti quelli caricati sui mezzi per andare a raccogliere olive con bracci meccanici, o a raggiungere altre destinazioni di lavoro, come l’area del lago Trasimeno. Dopo le centinaia di persone incontrate nei giorni scorsi a Borgo Santa RitaChianciano Terme e Montepulciano e questa mattina le decine viste ad Arcidosso confermano che il fenomeno continua a mutare, ma non si arresta. Sono lavoratori pagati pochi euro l’ora, sfruttati e selezionati perfino sulla base della conoscenza linguistica: basta non parlare italiano per perdere qualche euro in busta, o conoscere la lingua del caporale per guadagnarne qualcuno in più. Pagamenti spesso gestiti con sistemi di carte ricaricabili, difficili da tracciare".

"Ogni volta che ci fermiamo in questi luoghi – dichiara Paolo Rossi, segretario Flai Cgil Grosseto – vediamo la normalità di un sistema malato: furgoni che si riempiono prima che il paese si svegli, ragazzi giovanissimi che partono con il peso di debiti e famiglie da mantenere e vittime di favori elargiti a caro prezzo dal caporale di turno. Una manodopera preziosa che però viene sfruttata senza diritti e senza dignità. Questo è il volto del caporalato, non una devianza episodica ma un fenomeno strutturale, organizzato, che dobbiamo combattere".

"Lo schema – sottolinea Andrea Biagianti, segretario Flai Cgil Siena – è sempre lo stesso: uno sfruttamento legalizzato messo in atto da aziende senza terra con lavoratori retribuiti non in base alle norme contrattuali ma sulla scorta di una definita scala gerarchica. Tutti i furgoni che abbiano intercettato nell’Amiata grossetana erano diretti in provincia di Siena e oltre. Dobbiamo introdurre, insieme alle istituzioni, una check list sul contoterzismo. Nei nostri territori sono tantissime le aziende agricole virtuose e devono aiutarci a rendere il sistema degli appalti legale e non ostaggio di ditte individuali senza scrupoli".

Alle giornate di attività delle Brigate del Lavoro erano presenti anche Mirko Borselli, segretario generale Flai Cgil Toscana, e rappresentanti di altre province toscane e di federazioni italiane.

"Se prima erano le vigne, ora, viste la stagionalità e le persone caricate sui furgoni stamani, probabilmente inizieranno a essere anche gli oliveti il terreno fertile per lo sfruttamento – dice Borselli – ed è chiaro che il fenomeno non si fermerà qui. Non sono gli stranieri a rubare il lavoro agli italiani: sono quelli che sfruttano il lavoro, che lo piegano alle logiche del nero e del caporalato, a togliere dignità a tutti. Dobbiamo ribaltare questa narrazione: la vera minaccia non viene dai lavoratori migranti, ma da chi lucra sulla loro debolezza. Per questo le Brigate del Lavoro continueranno a esserci, all’alba, nei paesi e nelle campagne, per dare voce a chi non ne ha e per difendere la dignità del lavoro".

"Mentre città e paesi dormono, centinaia di lavoratori sfruttati partono, lasciando dietro di sé comunità che si svegliano “pulite”, ignare del lavoro nero che tiene in piedi interi settori. Le Brigate del Lavoro servono a ricordare che quella 'normalità' non è normale, ma un sistema che va spezzato". 

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