GROSSETO
Giovanni Maria Flick
In copertina c'è un paesaggio maremmano dipinto dalla moglie, l'olio su tela "Tramonto sul mare" di Simonella Grizi-Flick. E Grosseto è la città in cui ha scelto di presentare in anteprima il suo nuovo libro "Il giudice e l'impresa – Economia e diritto: un rapporto difficile" edito da Il Sole 24Ore. Perché Giovanni Maria Flick – magistrato, avvocato, giurista, docente universitario e ministro della Giustizia nel primo Governo Prodi – dice di sentirsi ormai "abbastanza maremmano d'adozione". E non è un caso neppure la sede della presentazione, Banca Tema: "Sento un legame forte con il credito cooperativo, sono molto vicino alla funzione di banca del territorio. Funzione che Banca Tema interpreta al meglio", ha detto Flick alla presenza del direttore generale dell'istituto bancario Fabio Becherini e del presidente Francesco Carri.
Proprio le banche hanno un ruolo centrale nel libro di Flick, nell'ottica della tutela del risparmiatore. "Un libro – ha precisato Giovanni Maria Flick – scritto in un linguaggio che si propone di esporre concetti semplici e di renderli comprensibili a tutti. A trent'anni di distanza dai miei primi libri sull'argomento, ho voluto verificare se sia cambiato qualcosa e cerco di spiegare come funziona la giustizia in un settore tutto particolare com'è quello del rapporto tra i giudici e l'economia. Non si tratta solo di tutelare il patrimonio delle persone da furti e rapine, ma soprattutto della complicatissima gestione finanziaria in cui i risparmiatori talvolta finiscono per perdere tutto quello che hanno. Alcune volte accade per giochi di borsa, altre volte invece è la malagestione. Che va evitata per quanto possibile, intervenendo sulla lettura e sull'applicazione delle norme".
"Ai tempi di Mani pulite – ha ricordato Flick – i magistrati hanno cominciato a dilatare la portata delle leggi a loro disposizione per contrastare la mala gestio bancaria e intervenire sulla libertà personale. Eppure il nostro sistema è basato sul principio di garanzia, cioè il giudice può intervenire solo nei casi previsti dalla legge. L'epoca dei grandi processi bancari è ormai passata, ma io credo che i giudici debbano occuparsi anche di regolare quel mondo: le regole però devono nascere dalla legge, non dall'interpretazione dei giudici. Adesso viviamo in una situazione di ostilità tra giudici, avvocati e politica. Si parla di riforma della giustizia, di separazione delle carriere. Una situazione non facile, che rischia di alimentare sempre più il conflitto. E intanto la giustizia continua ad essere profondamente in crisi: basti pensare alla durata dei processi, al sovraffollamento delle carceri. La verità è che la giustizia è sempre uno dei temi più cruciali del nostro Paese e i vari ministri che si succedono al Governo non riescono a risolverlo".
Ecco che in un momento di crisi tra giustizia e politica assume ancora più importanza il rapporto tra giudice penale ed economia. "Il legislatore non è sempre intervenuto per regolare il rapporto tra diritto ed economia. – ha ricordato Flick – e questo non è positivo. E in assenza di regolamentazione sono i giudici a intervenire, interpretando le leggi che ci sono. Così la polemica tra giudici e avvocati è diventata incontrollabile, con un'ostilità molto forte degli uni contro gli altri. Tra i due contendenti, c'è di mezzo la politica che aspetta che i giudici litighino sull'applicazione della legge e interviene solo quando viene colpito l'uno o l'altro schieramento. La soluzione? È la legge che deve intervenire con le regole".
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