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Un giorno in pretura, 37 anni e non sentirli: i processi che hanno sconvolto l’Italia raccontati come mai prima in tv

Dal 1988 sulla cresta dell'onda

Giovanni Ramiri

01 Ottobre 2025, 06:00

Un giorno in pretura, 37 anni e non sentirli: i processi che hanno sconvolto l’Italia raccontati come mai prima in tv

Roberta Petrelluzzi

Da oltre trent’anni "Un giorno in pretura" è un programma che ha saputo conquistare il pubblico portando sullo schermo la realtà dei tribunali italiani, senza filtri né ricostruzioni. Nato nel 1988 dall’intuizione della giornalista Roberta Petrelluzzi, il programma di Rai 3 ha innovato il modo di raccontare la giustizia in tv, scegliendo di mostrare i processi così come si svolgono realmente, con immagini di udienze, dichiarazioni di testimoni, arringhe di avvocati e le sentenze emesse dai giudici. Questa scelta di documentazione diretta ha trasformato "Un giorno in pretura" in un vero e proprio archivio vivente della storia giudiziaria italiana e in un’opera di grande valore civile e culturale.

La trasmissione si è distinta da subito per la capacità di abbattere le distanze tra la complessità del diritto e la quotidianità dell’osservatore, mettendo in evidenza non solo la vertigine delle regole processuali, ma soprattutto l’umanità che si cela dietro a ogni caso giudiziario. Non sono storie di cronaca qualunque, ma drammi spesso profondi, fatti di dolore, errori, passioni, ambizioni, inganni. L’attenzione si concentra sulle persone coinvolte, sulle vittime e sugli imputati, ma anche sugli avvocati difensori e pubblici ministeri, che si confrontano in un’arena in cui si decidono destini.

Tra i casi più celebri che hanno attraversato il programma, si ricordano con forza quelli che hanno segnato la memoria collettiva italiana, come il processo per la morte di Marta Russo, studentessa uccisa da un colpo di pistola all’Università La Sapienza di Roma, uno degli eventi televisivi più intensi e controversi, che ha acceso un dibattito nazionale tra ipotesi, colpevoli e ombre investigative. La trasmissione ha restituito le fasi cruciali dell’inchiesta e ha mostrato le difficoltà di un sistema giudiziario sotto la lente della pubblica opinione. La vicenda di Novi Ligure, con il terribile duplice omicidio di Erika e Omar, ha invece mostrato come la famiglia possa nascondere abissi e segreti dolorosi, mettendo a nudo la fragilità umana dietro la cronaca nera più sconvolgente.

Marta Russo

"Un giorno in pretura" ha anche raccontato il tragico caso di Cogne, dove la morte di un bambino scatenò un processo che divise l’opinione pubblica e mise in luce le ombre di una tragedia familiare. La trasmissione ha saputo restituire quella complessità senza semplificazioni, diventando un punto di riferimento per chi voleva comprendere i meccanismi profondi di accusa e difesa nel sistema processuale. Altro caso che ha catturato un’attenzione internazionale è stato quello di Meredith Kercher, con il processo a Perugia che ha visto coinvolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito. "Un giorno in pretura" ha documentato le udienze più significative, senza giudizi di parte, permettendo agli spettatori di entrare in un racconto giudiziario con protagonisti e colpevoli ancora controversi.

Amanda Knox

Non solo cronaca nera, però. La trasmissione ha affrontato anche temi di grande impatto sociale, come il processo Eternit, che ha denunciato le conseguenze devastanti dell’amianto su migliaia di operai e cittadini. Raccontare un processo così complesso significava mettere sotto i riflettori una battaglia di civiltà, una scelta che ha rafforzato il ruolo della trasmissione come megafono delle istanze di giustizia sociale.

Negli ultimi anni, "Un giorno in pretura" non ha perso il suo vigore, accompagnando il pubblico attraverso casi recenti e altrettanto significativi. I processi legati al caso Avetrana, con la tragica morte di Sara e le complesse indagini che ne sono seguite, sono stati raccontati con la stessa attenzione al rigore e al dettaglio, senza mai perdere di vista la componente umana e la necessità di dare voce a tutti i soggetti coinvolti. Allo stesso modo, la storia di Stasi ha confermato come il programma sappia intercettare l’interesse popolare offrendo non solo informazione, ma anche uno spazio di riflessione sui temi sociali e familiari più rilevanti.

Alberto Stasi

La chiave del successo duraturo è la scelta di affidare la costruzione del racconto a un montaggio puntuale e preciso, che evita giudizi sommari o semplificazioni, valorizzando invece la complessità delle testimonianze e delle prove. La dimensione civile e formativa affianca quella strettamente giornalistica, testimoniando il grande spessore intellettuale e la sensibilità di Roberta Petrelluzzi, la quale con la sua coerenza e serietà ha reso "Un giorno in pretura" una pietra miliare della televisione italiana.

In un’epoca in cui l’informazione è spesso frammentata e superficiale, la trasmissione si conferma un presidio prezioso, un luogo dove la giustizia è raccontata con rispetto e senza spettacolarizzazione, conservando la dignità delle persone coinvolte e accendendo un faro fondamentale sulle dinamiche del nostro sistema giudiziario. Non è un caso che, nonostante i cambiamenti nei gusti e nelle abitudini televisive, la trasmissione continui ad affascinare e a rimanere un punto saldo nel palinsesto.

Oggi, grazie anche all’accessibilità delle vecchie puntate sulle piattaforme digitali, "Un giorno in pretura" riesce a parlare anche a un pubblico più giovane, che scopre così un modo di fare televisione fatto di sostanza, rigore e impegno civile. È un patrimonio che va ben oltre il semplice racconto processuale: è la cronaca di un’Italia che si confronta con il proprio sistema giudiziario, con le sue tensioni, le sue speranze e le sue sfide.

Con la sua capacità unica di trasformare fatti giudiziari in narrazioni coinvolgenti, "Un giorno in pretura" è diventato un testimone indispensabile della nostra società e un esempio di come la televisione possa educare, informare e stimolare una riflessione profonda, restituendo al pubblico uno sguardo consapevole e critico sui processi che hanno cambiato l’Italia.

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