GROSSETO
La sede del Polo universitario grossetano
Venerdì 26 settembre alle ore 16 nell’Aula magna della Fondazione Polo universitario grossetano in via Ginori 43 si terrà il convegno del ciclo "Incontri con le voci dell'archeologia" dal titolo “Un mecenate e i suoi tesori. Opere e collezioni di ieri e di oggi” (ingresso libero e gratuito). L’evento è organizzato in collaborazione tra la Fondazione Polo universitario grossetano, dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università di Siena e l'Associazione archeologica maremmana.
Relatore sarà Alessandro Mattioli, archeologo dottorando all'Università di Perugia, che presenta così il tema della conferenza: “Il Museo civico archeologico di Vetulonia Isidoro Falchi ogni anno promuove una mostra-evento sugli etruschi e le relazioni con le altre culture. Quest'anno si tratta dell'esposizione di una selezione dalle raccolte Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona, curata da Simona Rafanelli, direttrice scientifica del museo, e da Vincent Jolivet del Centre national de la recherche scientifique di Parigi".
"La mostra ha una prospettiva insolita – spiega ancora il relatore – ee alza il sipario su una collezione poliedrica come la personalità che l'ha messa insieme: da un lato esemplari vascolari dalla fase villanoviana a quella ellenistica, dal geometrico e orientalizzante al corinzio, dal periodo arcaico al classico, con ceramiche attiche a figura nere attribuite a Antimenes, Lysippides, Leagros, a figure rosse del pittore di Siracusa e Berlino, magno-greche, hydriai e crateri con scene mitologiche e teatrali, pestane, con i pittori vascolari Assteas e Python, campane, lucane, apule e siceliote; ex voto plastici italici e manufatti in bronzo sbalzati e graffiti; dall'altro lato opere di artisti moderni che elaborano una propria, personale visione dello spirito classico, col Giano Bifronte di Gino Severini ispirato al Culsans etrusco di Cortona, che in chiave cubista si trasfigura tra mimesi e astrazione nella simultaneità dell'immagine in una visione combinata di più prospettive lineari e gli Archeologi di Giorgio de Chirico, due manichini seduti e abbracciati i cui corpi sono costruiti con rovine architettoniche classiche, con le testimonianze di un grande passato, dalle memorie del Mediterraneo. Con ampia visione e altrettanta determinata passione Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona ha creato iniziative divenute riferimento tra antico, moderno e contemporaneo. Una rete immersiva – conclude – che traccia le coordinate di un’interpretazione della cultura come valore pubblico".
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