IL TERRITORIO
I ritrovamenti di Rusellae
Un viaggio nel cuore della Maremma porta a scoprire una delle città etrusche più affascinanti, Roselle, l’antica Rusellae, che sorgeva a pochi chilometri da Grosseto. La sua storia e i suoi tesori sono stati raccontati in un recente post pubblicato su Facebook dalla pagina “Quel che non sapevi”, che ha svelato curiosità e dettagli sorprendenti.
Tra il VII e il V secolo avanti Cristo Roselle raggiunse il suo massimo splendore. Le sue imponenti mura, lunghe tre chilometri e alte fino a cinque metri, custodivano un centro vitale per i commerci verso il Tirreno. L’antica città si specchiava nelle acque del lago Prile, un bacino esteso su novanta chilometri quadrati oggi scomparso, che contribuiva alla sua ricchezza.
A partire dal 1942, gli archeologi hanno riportato alla luce una necropoli straordinaria: oltre 1.200 tombe etrusche, molte delle quali con corredi di grande valore, tra vasi attici, bronzi e manufatti raffinati. Tra questi reperti spicca un ritrovamento eccezionale: un carro funebre integro, una rarità assoluta nel panorama archeologico, che testimonia l’opulenza e il prestigio delle élite locali.
Lo stesso Ranuccio Bianchi Bandinelli, tra i più celebri storici dell’arte italiani, insieme ai colleghi del Deutsches Archäologisches Institut, documentò con attenzione questa scoperta.
Con la conquista romana del III secolo avanti Cristo iniziò il declino di Rusellae. Ma il colpo finale giunse molto più tardi, nel 935 dopo Cristo, quando i Saraceni devastarono la città. A questo si aggiunse la malaria che rese insalubri le zone paludose, costringendo i sopravvissuti ad abbandonare definitivamente l’abitato e rifugiarsi a Grosseto, destinata a diventare il nuovo centro della Maremma.
A differenza di molte altre città etrusche conosciute soprattutto per le necropoli, Roselle conserva ancora le tracce del suo impianto urbano. Oggi il Parco Archeologico di Roselle permette di camminare tra le strade lastricate, le case, le terme e persino l’anfiteatro romano, in un’atmosfera sospesa nel tempo.
Il silenzio delle sue rovine, come scrive la pagina “Quel che non sapevi”, “parla più forte di mille parole scritte”.
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