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Il lutto

Ozzy Osbourne è morto, l'heavy metal piange la sua leggenda: genio maledetto, il morbo di Parkinson, l'ultimo concerto. Addio al principe delle tenebre del rock

Giovanni Ramiri

22 Luglio 2025, 20:31

Ozzy Osbourne

Ozzy Osbourne è morto, ed è come se fosse crollato un pezzo del mondo. Non un cantante, non un frontman: una divinità impolverata nata nelle fabbriche di Birmingham e cresciuta urlando al cielo, con una voce che sembrava sputare ferro fuso. Il 22 luglio 2025 non se ne va solo un uomo: se ne va il grido primordiale del metal, il rantolo glorioso di una generazione che ha sputato sangue per ogni nota.

Ozzy non ha inventato l’heavy metal. È stato l’heavy metal. Era dentro di lui come un veleno. Quando salì sul palco coi Black Sabbath nel ’69, la musica cambiò per sempre. Era nero pece, era paranoia, era Dio e il Diavolo insieme. E non era uno scherzo. Nessuno suonava così, nessuno cantava così. Aveva quella voce – spettrale, lacerata, disturbante – che non imitava nessuno e che nessuno ha mai potuto imitare.

Ha portato il male nella musica non per teatrino, ma perché era vero. Non era un personaggio: era lui. Drogato, distrutto, rinato, demolito di nuovo, resuscitato. Un miracolo vivente fatto a pezzi. La gente lo amava anche per questo: perché non si nascondeva. Perché Ozzy, anche quando era nel fango, era più onesto di mille rocker in giacca di pelle ben stirata.

La sua carriera solista è stata un’altra guerra vinta. Album che hanno fatto scuola, chitarre che sembravano lame, ritornelli che si piantano nel cranio. E poi gli stadi, le croci, la nebbia, i pipistrelli, la tv, le lacrime, le ricadute, Sharon che lo teneva in piedi, gli occhi stanchi ma ancora affamati di palchi. E i fan: milioni, ovunque, per decenni.

Ha lottato col Parkinson come ha sempre fatto: a testa bassa, con l’orgoglio di chi non si arrende. E ha voluto tornare a casa per l’ultima volta. Villa Park, Birmingham, luglio 2025. Un concerto finale che era già un funerale elettrico, un rito oscuro per chi sa che la morte è solo l’ultima nota da suonare.

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