L'omicidio di Chiara Poggi
Andrea Sempio e (nel riquadro) Alberto Stasi
Delitto di Garlasco, Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, è stato intervistato da Bruno Vespa nel corso della trasmissione Cinque Minuti su Rai Tre, mercoledì 19 novembre. “Secondo lei chi ha ucciso Chiara Poggi?”, entra subito nel vivo Vespa. “Credo che ormai sia stato acclarato in anni di processi e in più sentenze – risponde Sempio - Quindi io mi rifaccio a quello che hanno detto le sentenze. Ad oggi il colpevole è Alberto Stasi, io non ho motivo di pensare il contrario”.
La trasmissione completa
“Senta, lei ha 37 anni – riprende Vespa - Al momento del delitto ne aveva 19. È stato indagato per tre volte, due volte archiviato. Si sente perseguitato?”. “Un po' sì, non posso negarlo. Sì, ormai è una cosa che periodicamente ricapita, ci ricadi dentro e tutto, quindi sì, capisco che un certo accanimento c'è. Spero in buona fede. Se è cambiata molto la mia vita? Totalmente. Io al momento non ho una vita. Io al momento sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì e non posso far niente, non posso avere una vita. È come essere ai domiciliari”.

Bruno Vespa
Altra domanda di Vespa: “Durante l'ultima indagine fu trovato in casa sua un appunto del 2017, Venditti archivia per venti/trenta euro. Come dobbiamo interpretare quell'appunto?”.
“Ma quello era un appunto che si era preso mio padre. Io penso fosse semplicemente un appunto su quanto costava ritirare le carte dell'archiviazione. Per quello venti/trenta euro, anche perché, cosa che non è passata sui media, in casa mia hanno trovato anche un appunto dove mio padre si era segnato tutte le vere spese serie, diciamo, che erano espresse in migliaia di euro. Quindi ciò che è stato speso ai tempi, mio padre ha segnato tutto. Ha segnato quei venti/trecento euro che era penso, né più né meno che proprio i soldi per il ritiro delle carte”.
Vespa fa poi riferimento ai cinquanta/seixanta mila euro che sarebbero stati spesi per gli avvocati. “Esattamente non ricordo quanto – afferma Sempio - però più o meno intorno ai cinquantamila euro e l'elenco di tutte di tutte le volte che noi abbiamo dato soldi agli avvocati c'è ed è stato trovato durante l'ultima perquisizione. Quindi un altro appunto di mio padre dove sono sei tutte le spese c'è. Non è ancora uscito sui giornali e non se n'è ancora parlato, non gli hanno dato peso, ma c'è, l'hanno trovato.
Ancora Vespa: “Lovati ha detto "Io ho preso quindicimila euro, qui ci sono sedicimila euro, ne restano trentacinque mila euro. Suo padre ha appunti che dimostrano che gli altri trentacinquemila euro sono stati dati ad altri avvocati?”. “Mio padre – la risposta - ha un appunto dove ha messo le spese degli avvocati e la spesa del suo consulente. Lì c’è tutto”.
Si farebbe riferimento quindi alle spese degli avvocati, più quelle del consulente, il generale Garofano, tutte segnate sotto “Lovati”.
“E’ come li ha messi lui nell'appunto – risponde Sempio - Era il nome generico per indicare gli avvocati”. L'unico nome era Lovati che copriva tutte le spese degli avvocati, chiosa Vespa che poi aggiunge: “L'ipotesi accusatoria è che un carabiniere le avesse anticipato le domande che poi l'avrebbe fatto il pubblico ministero. Perché si è intrattenuto con lei molto a lungo”.

Andrea Sempio a Cinque Minuti
“Non c'è stato nulla di tutto ciò, non c'è stato nessun passaggio di domande – assicura Sempio - C'era questa cosa particolare che dalle intercettazioni risultava che io sapevo in anticipo le domande, ma in realtà quelle domande, quegli argomenti di cui io parlavo in macchina, erano cose che erano già uscite sui giornali, già uscite in televisione e a cui avevo anche già risposto in alcune interviste. Quindi erano sempre quegli argomenti, non c'era un argomento particolare che non era mai uscito prima e che si è trovato solo nell'interrogatorio. Erano sempre gli stessi. Con tutte le figure degli inquirenti con cui ho avuto a che fare negli anni, sia dal 2017 ad oggi, io con tutti ho avuto un buon rapporto”.
“Qui ero particolarmente buono”, incalza Vespa. “Ho detto che quando sono stato sentito ho avuto l'impressione – spiega Sempio - che loro comprendessero quello che io stessi dicendo e che non mi stessero particolarmente inquisendo in quel momento. Ma è la stessa impressione che io ho avuto anche quando ho dato il DNA, anche quando sono venuti a casa, cioè si sono stupiti perché in una chiamata con un carabiniere il tono era molto eh amichevole. Ma è lo stesso tono che io ho avuto coi carabinieri che sono venuti a casa, cioè io parlavo anche dei libri che avevo a casa, commentavamo i titoli”.
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