L'omicidio di Chiara Poggi
Il giudice Stefano Vitelli a Lo Stato delle Cose
Il giudice Stefano Vitelli, che assolse Alberto Stasi, è tornato a parlare del delitto di Garlasco in una bella intervista andata in onda a Lo Stato delle Cose in onda su Rai Tre il 10 novembre. A introdurre il magistrato il conduttore Massimo Giletti: “Mi sono laureato in Legge a Torino, mi ricordo del mio professore di diritto penale diceva che bisogna condannare una persona solamente se si è certi. Oltre, la famosa frase, oltre ogni ragionevole dubbio, perché sennò si rischia di mandare in carcere un innocente. Lei ha deciso di lasciare libero Stasi, di non condannarlo. Perché? Cosa non le tornava?".

Massimo Giletti con Stefano Vitelli
“Perché più facevamo accertamenti in primo grado, e più i dubbi, le criticità, le ambiguità aumentavano – risponde il giudice - L'alibi di Stasi è stato in primo grado accertato, grazie a un grande lavoro dei miei periti informatici, quindi Stasi dalle 9:35 alle 12:20 era a casa sua, a interagire con il computer. Manca il movente, quando hanno litigato i due ragazzi? La sera prima non è provato. La mattina crea problemi di tempistiche, perché alla luce della prova dell'alibi informatico, come voi avete ben detto, rimane una forbice temporale piuttosto ristretta, 23 minuti, quindi il tempo per litigare c'era? La sera prima, ripeto, non è stato provato. Una donna, una signora, testimone attendibile, vede una bicicletta completamente diversa da quella di Stasi. Alcuni indizi sono deboli perché Stasi era un abituale frequentatore della casa. La famosa impronta sulle coperte è stata lasciata da Stasi assassino che si è lavato le mani imbrattate di sangue o da Stasi che aveva le mani sporche di pomodoro la sera prima quando ha mangiato la pizza? E che abbia mangiato la pizza e sia rimasto a casa di Chiara la sera prima senza avere la prova che abbia litigato è certo ed oggettivo. Sono solo alcune delle criticità. Il giudice non deve scommettere sulla colpevolezza dell'imputato, perché se perde, la posta in gioco è troppo alta”.
“Le verità che prima ancora che giuridiche sono verità etiche – aggiunge Vitelli - non sono patrimonio solo degli intellettuali, dei professori, dei magistrati, degli avvocati, sono patrimonio di tutti noi. Dire che è meglio avere un colpevole fuori che rischiare di avere un innocente dentro, lo capisce chiunque e lo capisce chiunque perché sono verità umane”.
Tutta l'intervista a Vitelli
“Io vorrei tornare alla morte, l'orario della morte di Chiara. Perché, come abbiamo detto prima, il dottor Ballardini che fece l'autopsia, aveva collocato la morte tra le 10:30 e mezzogiorno. Poi c'entrava appunto più vicino alle 11:00, 11:30. Poi sappiamo che invece i consulenti di Stasi la collocano tra le 9:00 e le 10:00. Poi arriva lei che con intuizione e bravura e coi periti, vedono che Stasi quel computer lo accende alle 9:35. Allora la domanda è, ma la morte di Chiara la decidono i periti tecnici di un computer o i medici legali? “Nel caso nel processo di primo grado, paradossalmente – risponde Vitelli - la forbice del 9:00, 12:00, 9:35 è stata decisa dai periti informatici, perché dal punto di vista strettamente medico-legale, i miei periti in maniera molto prudenziale dissero che la morte di Chiara si colloca ragionevolmente nel corso della mattinata, quindi la forbice temporale è amplissima, dalle 7 alle 12:30. E dopo il terremoto sulla prova dell'alibi di Stasi che la pubblica accusa e la parte civile, sostenendo ancora legittimamente, la responsabilità di Alberto Stasi, si sono trovati di fronte all'alternativa: se è stato Alberto Stasi o l'ha fatto dalle 9:12 alle 9:35 o l'ha fatto dopo le 12:20. Io in sentenza ho scritto che dopo le 12:20 lo ritenevo irragionevole, anche per le considerazioni che faceva uno dei vostri ospiti, la colazione nello stomaco e l'aspetto della casa, il pigiama, però vorrei dire una cosa, così almeno aiuto anche a comprendere il probabile sviluppo in questa nuova indagine. Orario della morte e dinamica dell’aggressione sono strettamente connesse. Voglio dire, l'aggressore, chiunque sia stato, può essere entrato nella prima parte della mattinata e se l'aggressione fosse durata diversi minuti, alcune decine di minuti, può darsi che poi la morte, l'aggressione e quindi la morte, a seconda poi delle fasi di questa aggressione, perché ci sono due pozze di sangue, va capito se tra la formazione dell'una e dell'altra quanto tempo sia passato, potrebbe darsi che l'aggressione sia avvenuta dopo, a diversi minuti dall'ingresso nell’abitazione. Il mio perito medico legale disse una cosa molto interessante rispetto alla questione dei cereali nello stomaco: attenzione, è vero che si digeriscono facilmente i cereali nello stomaco, a meno che uno non abbia un trauma, a meno che uno non sia litigato, a meno che uno in casa non abbia un'aggressione, perché allora lì la digestione si ferma. Allora l'ingresso dell'aggressore e l'inizio dell'azione omicidiaria, poi andiamo a capire in come si è sviluppata, può dilatarsi a fisarmonica. Quindi avere un aggressore che entra nella prima parte della mattinata, ma l'omicidio si consuma a metà. Io non penso nella fine, magari a metà mattinata”.

Il giudice Stefano Vitelli
“La mia sensazione – fa notare Giletti - è che la morte, l'orario, sia stato spostato in base all'alibi di Stasi. Perché la pm Muscio parlava di un orario molto avanzato, addirittura stranamente dopo le 12:20. Siccome Stasi smette di lavorare alle 12:20, mi incuriosisce, perché lei disse nella sentenza, che mi ricordo, mi sono segnato sul taccuino le sue parole, che lei era convinto che la morte fosse avvenuta non molto dopo il risveglio, no, per una serie di elementi”. “Qui c'è un’anomalia - dice il giudice – come quando io le dicevo delle criticità dell'oltre ogni ragionevole dubbio. Normalmente l'alibi si accerta come vero e falso all'inizio delle indagini e sulla base di questo si fanno tutta un'altra serie di considerazioni. Qui l'anomalia, dipesa anche dal caso, da questa specificità di questo processo, è stata accertata a distanza di due anni. Quindi, come dicevo prima, questo è stato un terremoto che ha destabilizzato le posizioni di tutte le parti processuali, anche della difesa di Stasi, ma soprattutto di chi sosteneva l'accusa, perché chi sosteneva l'accusa legittimamente, portando gli indizi a sostegno, diceva: ‘Ora che è stato accertato che Stasi dalle 9:35 alle 12:20 era a casa, se è stato Stasi, quando è, quando è successo?’. Ecco perché dico che poi alla fine l'orario della morte nel processo a carico di Stasi è stato, come dire, ritagliato sulla base del sopraggiunto accertamento dell'alibi di Stasi. E questa è un’anomalia, normalmente bisogna prima accertare l'alibi e poi fare tutta un'altra serie di considerazioni”.

Alberto Stasi
“Ma quel computer di Stasi che era successo? Era stato manomesso?”, chiede ancora Giletti. “Ricordiamo – risponde il magistrato - che parliamo di 18 anni fa e la sensibilità di noi tutti sulla delicatezza delle prove informatiche non è come adesso, ora poi è intervenuta anche la legge. I carabinieri, in buona fede, per ragioni investigative, hanno acceduto al contenuto per vedere di trovare elementi a carico di Stasi, non facendo le procedure tecnicamente corrette, quindi l'hanno sporcato. Ma è stato accertato in primo grado, l'ho anche scritto, che è stata un'operazione maldestra, errata, ma un'operazione in buona fede. Certo, il danno c'è stato ed è stato un danno anche abbastanza pesante”.
La puntata completa
Ultima battuta sul famigerato scontrino di Sempio. “Le dichiarazioni di Sempio, quelle brevissime e sommarie informazioni – afferma Vitelli – le ho considerate bizzarre perché in poche righe lui dice subito, ‘Ah, ma mi volete, volete sapere dov'ero? Io ero in una libreria a Vigevano e vi faccio vedere uno scontrino che ho conservato’. E questa era una cosa piuttosto anomala. Lei tenga presente che il giudice deve decidere sulla responsabilità dell'imputato e non andare a giudicare le indagini, che sarebbe improprio. Le indagini sono uno strumento per capire se si può provare la responsabilità dell'imputato oltre ogni ragionevole dubbio, ma non è bene andare a bacchettare il carabiniere piuttosto che i Ris, piuttosto che il medico legale. Se l'acqua è limacciosa e non si vede il fondale chiaramente, si assolve. Poi perché l'acqua sia limacciosa è un altro problema, al giudice interessa capire se si vede bene il fondale e non deve nemmeno giudicare, però, terze posizioni, perché sarebbe un lavoro abnorme e improprio”.
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