L'omocidio di Chiara Poggi
I genitori di Andrea Sempio e (nel riquadro) il figlio
“Gli avvocati all’epoca non emisero fatture?”. È la domanda che viene fatta a Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, durante l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta che vede l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, indagato per corruzione. Un procedimento che si lega a doppio filo alle nuove indagini del delitto di Garlasco, in cui Andrea Sempio è indagato per l’omicidio (in concorso) di Chiara Poggi. I verbali degli interrogatori dello scorso 26 settembre 2025, sono stati proposti nell'ultima puntata di Quarta Repubblica, in onda lunedì 13 ottobre su Rete 4.
“No”, risponde la signora Ferrari, alla quale viene chiesto se ricordi le spese legali dell’epoca. “Di preciso no – dice – ma intorno ai cinquantamila euro”. Le viene quindi chiesto se la famiglia Sempio sapesse a cosa servivano questi soldi. “Ci dicevano che serviva per avere le carte. Dagli avvocati ci andavano sempre mio marito e mio figlio. E quando tornavano dicevano che servivano soldi per avere le carte”.
Daniela Ferrari
“Dall’1 gennaio 2017 al 26 gennaio 2017 ci sono uscite di denaro contante dai conti di suo marito e suo figlio per 13mila euro. A chi sono finiti quei soldi?”. “All’avvocato Soldani”, risponde. “Possibile che in 15 giorni ben 13mila euro in contanti siano finiti all’avvocato Soldani?”. “Io so così – la risposta – Gli avvocati ogni tot giorni ci chiedevano qualche migliaio di euro. Quello che mio marito mi diceva e gli avvocati mi dicevano è che tutti questi soldi servivano sempre per prendere le carte”. “In cosa è consistita la difesa? Cosa hanno fatto materialmente?”. “So che hanno preso le carte e che lo hanno assistito all’interrogatorio”. “Gli avvocati vi hanno sempre chiesto soldi in contanti?”. “A quello che mi diceva mio marito sì, sapevamo che alla fine avrebbero fatto le fatture, ma poi non le abbiamo chieste”. “Secondo lei a chi si può riferire suo marito con l’espressione ‘comunque ha detto che chiederà le cose che sono state depositate’?”. “Non lo so, sono passati anni”.
Le spese della famiglia Sempio
“Gli avvocati non mi hanno mai rilasciato le ricevute, né la fattura finale”, conferma Giuseppe Sempio. Al quale viene quindi chiesto: “Come mai questa scelta di pagare in contanti?”. “Non ricordo, so solo che pagavamo in contanti, ma credo che volendo avremmo potuto pagare in altri modi. Non andavamo spesso dagli avvocati, ma ogni volta c’erano della novità. Ci chiamavano, ci dicevano di portare per la volta successiva denaro, per esempio due o tremila euro”. “Che molte di documenti hanno procurato gli avvocati per far fronte a tali pagamenti?”. “Non so, noi non eravamo esperti e dipendevamo da quello che ci dicevano. Non ci capivamo nulla”. “Vi hanno mai dato le carte relative al procedimento?”. “No, mai. Le tenevano loro, qualche volta è capitato che ci mostrassero ad esempio quella della relazione della bicicletta nera, presentata forse dagli avvocati di Stasi”. “La richiesta di pagamento in contanti è stata fatta dagli avvocati”?”. “No, non c’era alcun accordo con gli avvocati, potevamo usare altri metodi, ma abbiamo preferito fare così”.
Giuseppe Sempio
“Si è fatto un’idea di quanto avete speso di avvocati all’epoca?”. “Circa tra i 55 e i 60 mila euro”. “Non è strano aver speso 60mila euro per tre avvocati?”. “Lo so che sembra strano ma è così. Noi eravamo nelle loro mani e non sapevamo una virgola di cosa facessero”. “Scusi ma i soldi che all’epoca portava agli avvocati, a chi li dava?”. “Io li portavo presso lo studio di Soldani, dove c’erano Soldani e l’avvocato giovane. Lovati non c’era, quindi non so quanta parte di quei soldi gli fosse arrivata”. “Perché non avete mai usato assegni o bonifici per pagare gli avvocati?”. “Non ci abbiamo mai pensato”. “Può spiegare il significato della frase: pagare quei signori lì?”. “Sicuramente intendevo gli avvocati”. “Scusi ma in quella intercettazione voi siete appena usciti dallo studio degli avvocati. Come è possibile che vi riferite agli avvocati?”. “Sono sicuro che mi riferivo agli avvocati”.
Mario Venditti
“Non è chiaro: voi al 10 febbraio avete già prelevato 15mila euro in contanti, quindi la formula per pagare gli avvocati l’avevate già trovata. A chi si riferiva con: quei signori lì?”. “Guardi qualsiasi prelievo era sicuramente per gli avvocati”. “Come faceva a sapere come avrebbero chiesto ad Andrea Sempio in sede di interrogatorio?”. “Non so”. “Ma voi avete mai chiesto agli avvocati quanto avreste speso di spese legali?”. No, eravamo in balia degli avvocati e nessuno ci aveva detto a quanto sarebbero ammontate le nostre parcelle. Noi andavamo lì e pagavamo, bastava che tirassero fuori nostro figlio”. “Scusi, in che senso?”. “Nel senso che noi pagavamo tutto quello che era necessario per tirar fuori Andrea, facendo le cose che andavano fatte?”. “È in grado di riferire il senso di quanto scritto nell’appunto sequestrato?”. “Gip Venditti archivia per 20 30 euro dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda. Avevamo stimato di fare questa spesa se si fosse arrivati all’archiviazione”. “Però lei non se si arriva all’archiviazione, ma scrive Venditti archivia”. “Noi pensavamo comunque di arrivare all’archiviazione”.
Il pizzino con Venditti
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy