L'omocidio di Chiara Poggi
Giuseppe Spoto a Quarto Grado e Andrea Sempio nel riquadro
“Intanto non sono indagato, e questa sicuramente è una buona notizia”. Inizia così l’intervista esclusiva all'ex maresciallo Giuseppe Spoto, proposta nella puntata di venerdì 3 ottobre dalla trasmissione Quarto Grado, che è tornata a occuparsi del delitto di Garlasco e delle indagini per l’omicidio di Chiara Poggi. “E’ stato uno choc, sicuramente – afferma il carabiniere – vedere arrivare alle sette di mattina nella propria casa otto persone per fare una perquisizione e per prendere un cellulare, due computer, un’agenda che avrei potuto tranquillamente consegnare”.
Il giornalista Gianmarco Menga chiede all'ex maresciallo di ricostruire il pomeriggio dell’8 febbraio 2017. “La telefonata a Sempio la feci perché Andrea Sempio rimanesse sul luogo di lavoro. A cosa serviva la frase fare due chiacchiere? Per me significava fargli la notifica e non fargli lasciare il luogo di lavoro, non c’era nessun secondo fine nella mia azione”. A Spoto viene contestato di averci messo un’ora e un quarto per notificare un semplice atto. Perché? “L’8 febbraio 2017 – avevamo il compito di installare la microspia sulla macchina di Andrea Sempio – risponde il militare – il tecnico incaricato doveva raggiungere il parcheggio dell’Iper di Montebello per aprire la vettura e installare la microspia. Io ho dovuto traccheggiare e perdere più tempo possibile, perché il signor Sempio non andasse fuori”.
Il giornalista Marco Menga
Il giornalista fa notare anche che l'ex maresciallo ha parlato con l’avvocato Soldani, che gli ha chiesto che aria tirasse: “Il legale cerca sempre di fare il suo lavoro, io ho glissato sulla domanda dell’avvocato. Ho capito che voleva sapere come andava l’indagine, ma non era mia intenzione ragguagliarlo sulle indagini, che comunque non conosceva”. Spoto ascoltava e trascriveva le intercettazioni. “L’audio nella macchina di Sempio non era così limpido, specie quando percorreva percorsi sconnessi. Io ho sempre adottato una politica professionale nella mia carriera: se una frase non è completamente comprensibile, per me non va riportata”.
L'ex maresciallo Spoto
La famiglia Sempio, in un’intercettazione, fa riferimento a dei signori da pagare: “Io ricordo questo passaggio, ma la frase si completava con la madre che chiedeva al padre chi dovessero pagare. Il padre diceva: gli avvocati”.
Menga chiede a Spoto se abbia mai preso dei soldi dai Sempio: “Assolutamente no – assicura l'ex maresciallo – perché avrei dovuto? Ho fatto solo il mio lavoro. Ho la coscienza cristallina, ho fatto 40 anni nell’Arma, sono figlio di carabinieri, sono stato educato in un certo modo e non avrei mai venduto il mio onore e la mia divisa. Per niente al mondo”. Una frase ripetuta due volte, tradendo emozione e dispiacere per la situazione in cui è si ritrovato che il maresciallo Spoto sente di non meritare.
L'intervista completa
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