Eugenio Giani contro gli accorpamenti disposti dal Governo nazionale
La Regione Toscana ha impugnato davanti al Presidente della Repubblica il Decreto interministeriale sul dimensionamento scolastico, che impone 16 accorpamenti per l’anno 2026/2027 in tutta la regione, due dei quali in provincia di Grosseto. Il decreto, che porta a ridurre da 466 a 450 gli istituti scolastici (che imporrebbero quindi 4 accorpamenti a Lucca, 3 a Massa Carrara, 3 a Pistoia, 2 a Firenze, 2 a Grosseto, 2 a Siena), calcola una popolazione di 428.679 studenti, ma i dati dell’USR della Toscana aggiornati a maggio scorso, parlano di 436.671 alunni iscritti.
Il ricorso straordinario contro il decreto 124/2025 è stato illustrato oggi – mercoledì 12 novembre – dal presidente Eugenio Giani. “L’atto del Governo – ha spiegato – si basa su proiezioni del Ministero che non corrispondono alla realtà dei fatti e non danno seguito ai precedenti provvedimenti dell’esecutivo in materia, come la Legge di bilancio 2023 contenente la disciplina di riforma dell’organizzazione scolastica, che riconoscevano la necessità di procedere a un dimensionamento della rete facendo riferimento alla popolazione scolastica effettiva. C'è una sottostima di ben 8mila studenti rispetto alle iscrizioni reali comunicate dall’Ufficio scolastico regionale, che rende errata ed inadeguata la definizione della rete imposta dal Ministero”.
“Abbiamo deciso con profondo senso delle istituzioni di dare seguito alle diffide giunte in queste settimane dal Ministero – ha sottolineato il presidente – ma questo non significa che rinunciamo a far valere le nostre ragioni contro un atto illogico e contraddittorio, che non tutela esigenze, specificità e identità dei territori”.
Giani si è rivolto poi alle Province, che sono chiamate a indicare entro il 18 novembre le scuole che dovrebbero essere accorpate, “affinché seguano quanto deciso dalla Città Metropolitana di Firenze, che affiancherà la Regione ad adiuvandum nell’iter del ricorso", e ai parlamentari toscani di tutti gli schieramenti politici per invitarli a “presentare, in vista della prossima legge di bilancio, emendamenti in grado di eliminare una corsa alla riduzione del numero degli istituti scolastici che procura disagio al territorio e dimostra di non investire sulla scuola”.
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