Katia Guerrini e Stefano Di Blasi
Si è ufficialmente conclusa la vendemmia 2025 alla Cantina di Pitigliano, dove in questi giorni è iniziata la fase di svinatura. Un’annata difficile sotto il profilo climatico, che ha richiesto rapidità e attenzione nella raccolta, ma che conferma la forza di un territorio naturalmente vocato alla viticoltura, in particolare per i vini bianchi e per il Bianco di Pitigliano DOC, simbolo identitario dell’area delle Città del Tufo.
«È stata un’annata complessa — spiega Alessandro Delogu, agronomo della Cantina — caratterizzata da una grande quantità di precipitazioni, sia prima che durante la vendemmia. La raccolta è stata veloce e le quantità inferiori rispetto agli anni passati. Tuttavia, la qualità delle uve si è rivelata ottima, grazie alla naturale vocazione del nostro territorio, specie per i vini bianchi».
Una valutazione condivisa anche dall’enologa Katia Guerrini e dal consulente Stefano Di Blasi, che aggiungono:
«I bianchi si sono comportati bene, in particolare Chardonnay, Sauvignon e Viognier, con uve integre anche dal punto di vista sanitario. Complessivamente il bilancio è positivo anche per il nostro Trebbiano e per il Vermentino: un’annata buona. Sul fronte dei rossi, il territorio vulcanico continua a dare ottimi risultati con il Merlot, mentre il Sangiovese ha mostrato qualche difficoltà in più. Portiamo comunque in cantina un materiale interessante su cui lavorare, materiale che tratteremo anche con nuovi macchinari sempre più aggiornati che tengono conto anche dei cambiamenti climatici attuali, specie se si parla di acidità del prodotto».
Anche il presidente della Cantina, Paolo Lorenzo Spicci, ribadisce l’impegno per la qualità:
«Anche con quantità inferiori rispetto al passato, il nostro obiettivo guarda alla qualità e alla valorizzazione delle nostre denominazioni, a partire dal Bianco di Pitigliano DOC, vero ambasciatore del territorio. Ora lo sguardo è già rivolto alla prossima stagione olearia, che sta per entrare nel vivo con la molitura delle olive».
La vendemmia 2025 si chiude dunque con un bilancio positivo, dimostrando ancora una volta la capacità dei viticoltori e dei tecnici di trasformare le sfide climatiche in opportunità. Un risultato reso possibile dall’esperienza, dalla conoscenza del territorio e dal forte legame con una tradizione che continua a evolversi.
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