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ECONOMIA

"Chiuso per ferie? No, chiuso per Tari": l'allarme di Confesercenti Grosseto

L'associazione di categoria propone ai sindaci maremmani un confronto sul tema

Roberto Bata

07 Luglio 2025, 19:58

"Chiuso per ferie? No, chiuso per Tari": l'allarme di Confesercenti Grosseto

Chiuso per ferie? No, chiuso per Tari. A lanciare l'allarme sull'incidenza della tassa sui rifiuti per i conti delle imprese. è Confesercenti Grosseto. "In questo periodo dell’anno – dichiara Massimiliano Mei, vicepresidente provinciale di Confesercenti Grosseto – in alcune attività commerciali può capitare di trovare il consueto cartello all’ingresso Chiuso per ferie, ma il nostro timore, ascoltando gli imprenditori associati dei territori più economicamente svantaggiati, è che fra poco si arrivi al Chiuso per Tari, ovvero per un costo che, sempre più, grava sulle imprese, in particole su alcune categorie, divenendo insostenibile". 

Secondo i dati di Confesercenti Nazionale, la spesa nazionale per la Tari è raddoppiata in 14 anni, dai 5 miliardi e 400 mila euro del 2010 ai quasi 10,6 miliardi del 2024, e un ulteriore aumento è registrato nel 2025, dal 3 al 5% con le cartelle Tari in arrivo alle utenze domestiche e non domestiche (attività produttive).

Massimiliano Mei, vicepresidente provinciale di Confesercenti

"In Toscana – prosegue il direttore provinciale dell’associazione di categoria, Andrea Biondi – il 55% del carico della Tari grava sulle imprese. La provincia di Grosseto, a dire il vero, non risulta fra i territori con il carico maggiore, ma naturalmente, oltre i valori, vi è l’analisi del peso della Tari fra i costi delle imprese rispetto ai ricavi, con un costo sull’impresa che poco varia fra località turistiche costiere e comuni dell’entroterra, ma naturalmente i ricavi stagionali e annuali non sono gli stessi, spesso alcune categorie di attività produttive, come pubblici esercizi, ma anche negozi di fiori e strutture ricettive, sopportano un costo pari a costi energetici o affitto dei locali, con ricavi non sufficienti a garantire il giusta margine imprenditoriale, per questo è importante l’azione proposta dal nostro vicepresidente". 

"La Tari da anni è una voce in costante crescita – dichiara ancora Massimiliano Mei –. Qualsiasi tipo di raccolta sia stata proposta, i costi sono sempre aumentati comunque. Chi usufruisce dei benefici del riciclo? Non i cittadini. La Tari è l'unica tariffa che negli anni è aumentata al di sopra dell'inflazione. E questo indipendente se si viva in un Comune virtuoso o meno.  Tra l'altro non c'è possibilità di concorrenza. È un monopolio senza alternative. In altri Paesi i rifiuti sono una risorsa, in Italia solo un costo.  Ci sono categorie tipo distributori e autofficine che devono avere un'ulteriore raccolta di rifiuti speciali che pagano a parte. Arriveremo al punto che ci sarà chi non riesce più a pagarla e allora davvero scriveremo “Chiusi per Tari” sulle nostre porte".



"Dal bilancio del gestore unico – prosegue Biondi – si evidenziano 2 milioni in più rispetto all’anno precedente di ricavi dalla vendita di materiali differenziati. Chi ne trae vantaggio? Non certo le collettività del nostro territorio a cominciare appunto dalle attività produttive. Per questo la nostra volontà è quello di proporre un confronto serio ed approfondito sul tema ai sindaci del nostro territorio, a partire dalle aree economicamente più fragili, dove veramente si rischia di chiudere (anche) per Tari".

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