GROSSETO
Gli studenti del Polo Bianciardi di Grosseto hanno partecipato al viaggio della memoria nei luoghi italiani della deportazione nazifascista. È stato un pellegrinaggio di quattro giorni, in pullman, che ha coinvolto poco meno di 150 persone, ottantuno studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado toscane con 25 professori che hanno partecipato ai corsi di approfondimento organizzati dalla Regione, 21 istituti a rappresentare l’intera Toscana, insieme con l’assessore regionale all’Istruzione e alla cultura della memoria Alessandra Nardini, Ugo Caffaz (che 23 anni fa ha fatto nascere il treno toscano della memoria) e una testimone diretta della Shoah, Andra Bucci, sopravvissuta con la sorella Tatiana a Birkenau quando avevano quattro e sei anni. Con loro, rappresentanti della Fondazione Museo e Centro di documentazione della deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana, che ha organizzato il viaggio, e rappresentanti degli altri istituti storici toscani della Resistenza e dell'età contemporanea, della comunità ebraica, delle associazioni antifasciste e della Resistenza toscane, come Anpi, Aned, Anei e Anfim.
Prima tappa a Fossoli, a due passi da Carpi, nella campagna modenese, dove sorgono ventisei baracche in mattoni rossi che ancora rimangono delle quasi cento che c’erano, distribuite su 15 ettari. Poi due giorni a Trieste, dove sorge il campo della risiera di San Sabba.
“L’Italia a differenza di altri Paesi non ha saputo fare fino in fondo i conti con la propria storia – sottolinea l’assessore Alessandra Nardini –: per questo abbiamo deciso di ripartire con i nostri pellegrinaggi di Memoria proprio dai luoghi dove tutto è iniziato nel nostro Paese, per fare chiarezza e raccontare la verità sulle responsabilità del fascismo”.
A Fossoli il primo giorno studentesse e studenti hanno visitato il campo di concentramento e poi, a Carpi, il Museo monumento al deportato. Hanno incontrato lo storico Carlo Spartaco Capogreco che ha studiato i campi di internamento civile voluti dal Duce tra il 1940 e 1943 e quelli di concentramento e deportazione della Repubblica sociale di Salò. “Partiamo da qui – prosegue l’assessore Nardini – perché vogliamo sottolineare le responsabilità indelebili del fascismo e perché quel pezzo di storia non può essere né riscritto né cancellato o negato. Lo facciamo perché vogliamo che studentesse e studenti possano conoscere la storia e crescere come cittadine e cittadini consapevoli. Lo facciamo insieme alle e ai docenti toscani che hanno scelto di partecipare al percorso di formazione finanziato in questi mesi dalla Regione”. “Tenere viva la Memoria – conclude - crediamo che sia un dovere per le istituzioni, a tutti i livelli, a maggior ragione di fronte ai pericolosi rigurgiti nazifascisti a cui assistiamo e alle guerre che insanguinano il mondo, per educare le giovani generazioni ad essere costruttrici di pace”.
“È importante essere qui – dice Sofia Canovaro, studentessa dell’isola d’Elba, presidente del Parlamento degli studenti della Toscana – per poter camminare sulla storia, che non può rimanere solo sui libri ma deve diventare un percorso vivo per conoscere le lezioni del passato e cercare di non ripeterlo nel futuro. Vedere questi luoghi di detenzione e da cui si partiva per Auschwitz o altri lager ci tocca nel profondo. É un colpo allo stomaco. Ma è importante essere qui per ripartire dai valori che si oppongono a quegli orrori, gli orrori del nazifascismo, e costruirci il futuro”.
“In fondo – annota Ugo Caffaz – Auschwitz è dentro di noi e dobbiamo capirlo: conoscerlo per lo meno. Lo diceva Primo Levi, che non ha retto al peso di tutto quello che ha patito e non escludo che non abbia retto anche al negazionismo e riduzionismo storico che stava crescendo”.
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