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Maremma

Italia in ritardo nella transizione energetica: L'ascesa delle comunità energetiche rinnovabili e la sfida della sostenibilità

Carolina  Brugi

17 Marzo 2025, 15:22

Energie rinnovabili

Energie rinnovabili

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano una delle maggiori opportunità per realizzare una transizione energetica partecipativa e diffusa; tuttavia, l’Italia procede con lentezza rispetto agli altri stati europei. Mentre la Germania conta 4.800 comunità energetiche, i Paesi Bassi 980 e la Francia 340, nel nostro Paese, stando ai dati recenti del Gestore dei Servizi Energetici, le comunità operative sono solamente 100. Queste cifre sottolineano l’urgenza di accelerare il processo sotto il profilo normativo e infrastrutturale, al fine di rendere tale modello più attraente e accessibile.

In Toscana, l’evoluzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili è particolarmente evidente: se nel 2022 non esisteva alcun impianto attivo, attualmente se ne contano almeno 15, con 19 installazioni operative e una potenza complessiva di 1,8 megawatt, a servizio di 93 utenze. Questo dato è in crescita, grazie alla fondazione di nuove comunità e alla realizzazione di impianti in attesa di essere collegati o di adesione da parte di nuovi utenti.

Legambiente si distingue nel sostenere la transizione energetica, promuovendo le comunità energetiche rinnovabili e assistendo i piccoli comuni nel rivitalizzare i territori. Con il progetto BeCome: dai Borghi alle Comunità Energetiche, l’associazione fornisce supporto alle amministrazioni locali e ai cittadini desiderosi di contribuire attivamente a un modello energetico più sostenibile e inclusivo. In questo contesto, Legambiente ha istituito il Premio Comunità energetiche rinnovabili e solidali, giunto alla seconda edizione con scadenza il 30 aprile, rivolto alle realtà che migliorano l’uso delle energie rinnovabili, promuovendo il benessere collettivo e contribuendo alla riduzione delle disuguaglianze energetiche.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano una svolta fondamentale per la decarbonizzazione e per il coinvolgimento delle comunità locali, promuovendo la produzione di energia rinnovabile a livello locale. Mettendo al centro la produzione autonoma e la condivisione di energia rinnovabile tra più soggetti, offrono un modello che parte dal basso e che promuove l’autosufficienza energetica delle comunità. Tuttavia, è indispensabile accelerare l’implementazione di questi modelli affinché possano giocare un ruolo sempre più centrale nella transizione verso un futuro energetico sostenibile.

"La normativa attuale deve essere migliorata per garantire un reale vantaggio economico ai cittadini e alle imprese che partecipano a questi progetti, altrimenti il rischio è che rimangano una possibilità per pochi anziché un’opportunità diffusa e capillare - dice Angelo Gentili, membro della segreteria nazionale di Legambiente -. Dobbiamo superare gli ostacoli burocratici e promuovere la diffusione di impianti più potenti, per rendere la transizione energetica concreta ed efficace. La Toscana sta facendo progressi significativi, ma è fondamentale che il percorso sia accompagnato da politiche di supporto chiare e da una visione strategica di lungo termine".

Le Comunità Energetiche Rinnovabili stanno diventando un argomento centrale nei dibattiti sulla sostenibilità e sul futuro del settore energetico. L’urgenza è evidente: senza un deciso cambio di passo, l’Italia rischia di restare indietro in una transizione energetica che deve essere rapida, inclusiva ed efficiente. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) non sono solo uno strumento tecnico, ma incarnano un modello di democrazia energetica che combatte la povertà energetica, muta il modo di produrre e consumare energia, riducendo l’impronta ambientale e promuovendo l’indipendenza energetica a livello locale.

"La transizione energetica deve essere affrontata a 360 gradi, come un mosaico di azioni integrate che comprendano non solo le Comunità Energetiche Rinnovabili, ma anche impianti agrivoltaici, parchi eolici, progetti di efficientamento e di rinnovabili nelle abitazioni, nei tetti dei capannoni, negli edifici pubblici e altre soluzioni innovative - conclude Gentili -. Ogni intervento deve rispettare il territorio e essere sviluppato in piena collaborazione con le comunità locali, per assicurare benefici reali e condivisi. A partire dal 2026, la bolletta di ognuno sarà legata alla quantità effettiva di rinnovabili presenti nei singoli territori. La Maremma ha tutte le potenzialità per divenire un laboratorio di questa trasformazione. Il momento di agire è ora, per non perdere un’opportunità storica di rendere il nostro sistema energetico più sostenibile, democratico e indipendente".

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