AGRICOLTURA
La manifestazione di Coldiretti
Cresce anche in Maremma l'allarme per la peste suina trasmessa dai cinghiali che fa tremare i 600 allevamenti suinicoli della provincia. A lanciare l'allarme è Coldiretti, che ha partecipato alla manifestazione di piazza a Lucca, con 500 agricoltori da tutta la regione.

"Il contagio – dichiarano da Coldiretti – è una bomba ad orologeria per la patria del prosciutto toscano Dop e della cinta senese Dop, del salame e della salsiccia ma che per l’ospitalità rurale, è geograficamente ancora lontano dalla provincia di Grosseto ma la sua corsa verso sud, complice il numero fuori controllo dei cinghiali e le insufficienti misure di prevenzione e contenimento, a partire dagli abbattimenti, fanno presagire il peggio. Gli ultimi casi rilevati a Piazza al Serchio in Garfagnana con 4 cinghiali infetti risultati positivi al virus negli scorsi giorni e l’inserimento anche di Abetone Cutigliano tra i comuni in restrizione, hanno allargato moltissimo l’area epidemiologica: 43 Comuni e 3 province coinvolte in appena un anno e mezzo. Uno sviluppo preoccupante che ha costretto il commissario straordinario nazionale Filippini a predisporre una specifica ordinanza per la Toscana purtroppo oggi quasi o totalmente disattesa dalle istituzioni regionali che avrebbero dovuto prendere in carico l’emergenza".

Timori condivisi dagli allevatori e dagli agricoltori della Maremma, scesi in piazza a fianco dei colleghi delle province che stanno già affrontando la pandemia suina. "La richiesta è quella di affrontare l’emergenza sanitaria con determinazione ed urgenza prima che il contagio diventi incontenibile. Se non gestita con tempestività e fermezza – ha detto il presidente di Coldiretti Grosseto, Simone Castelli dal palco della protesta – la peste suina può portare alla decimazione del patrimonio suinicolo, con danni economici enormi alle aziende oltre a penalizzare il settore turistico. È giusto che anche la maremma sia in piazza: vogliamo evitare di dover fronteggiare questo pericolo. I cinghiali sono oggi una calamità nella calamità: devastano i nostri raccolti e trasmettono il virus. Sono una sciagura per le nostre attività, per la sicurezza sanitaria, pubblica e stradale. Chiediamo un cambio di passo alle istituzioni regionali per fermarlo prima che sia troppo tardi attivando tutte le misure previste dal piano emergenziale, dal depopolamento all’installazione delle gabbie. Non è giusto che siano ancora gli agricoltori a dover pagare il prezzo più alto”.
"Il diffondersi a tempi record del virus sta creando apprensione tutta la filiera della trasformazione e del commercio delle carni suine. Un settore che vale, per la sola Cinta Senese Dop e Prosciutto Toscano Dop, 50 milioni di euro. Le conseguenze per le attività agricole in zona di restrizione sono devastanti: riguardano il rischio di affrontare perdite economiche nel caso di contrazione del virus negli allevamenti per le conseguenti richieste di abbattimento di tutti i capi, costi aggiuntivi per le misure di biosicurezza rafforzata richieste nelle stalle, limitazioni alla libera movimentazione dei capi e l'obbligo di comunicare tempestivamente alle autorità dati e informazioni legati alle mortalità dei capi".

“Siamo in mobilitazione. – conclude il presidente di Coldiretti Grosseto –. Torneremo in piazza se entro un paio di settimane non vedremo il cambio di passo che abbiamo richiesto con un fattivo e chiaro impegno di tutte le istituzioni toscane. Il 12 parteciperemo con una delegazione all’incontro con il commissario straordinario Filippini. La peste suina sarà il primo punto all’ordine del giorno sul tavolo dei nuovi assessori all’Agroalimentare e alla Sanità della Regione Toscana”.
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