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Una Giornata Particolare stasera 5 novembre: Cazzullo riporta in vita l’utopia di Garibaldi e Mazzini

Giovanni Ramiri

05 Novembre 2025, 09:47

Una Giornata Particolare stasera 5 novembre: Cazzullo riporta in vita l’utopia di Garibaldi e Mazzini

Aldo Cazzullo

Mercoledì 5 novembre alle 21.20 su La7, Aldo Cazzullo torna con una nuova puntata di “Una Giornata Particolare”, il programma che intreccia storia e racconto, riportando in vita i giorni che hanno cambiato il destino dell’Italia. Questa settimana il viaggio ci conduce nel cuore del Risorgimento, dentro le ore drammatiche e visionarie della Repubblica Romana del 1849, con un titolo che riassume il coraggio e la sfida di un’epoca: “La Repubblica romana: Garibaldi contro il Papa.”

È il 24 novembre 1848 e Roma è una città in fermento. Nelle stanze del Palazzo del Quirinale, Papa Re Pio IX prepara la sua fuga, travestito da frate, mentre fuori, nelle strade e nelle piazze, cresce il vento della rivolta. Cazzullo apre la puntata da qui, dai luoghi dove tutto cominciò — le sale private del pontefice, il Salone dei Corazzieri, la Cappella Paolina — per raccontare non solo la storia politica, ma anche il volto umano di un momento cruciale, quando la città eterna si fece teatro di un sogno rivoluzionario.

Con lui ci sono, come sempre, gli “inviati nella storia” Claudia Benassi e Raffaele Di Placido, che accompagnano lo spettatore nei luoghi simbolo di quell’epopea. Li vediamo seguire il Papa nella sua fuga verso Gaeta, ospite del Re Ferdinando II, ma anche immergersi nella Roma popolare che si prepara alla ribellione. Nelle vie di Trastevere si accende la collera contro l’autorità pontificia, mentre al Caffè Greco, rifugio di artisti e intellettuali, si attende con ansia l’esito del primo suffragio universale maschile della storia italiana. Sono i giorni in cui due figure leggendarie, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, fanno il loro ingresso in città, portando con sé la visione di un’Italia unita, libera e repubblicana.

Il racconto si fa poi epico, quasi cinematografico, quando Cazzullo raggiunge il Colle del Gianicolo, luogo della battaglia che segnerà la fine della Repubblica Romana. Dall’Accademia di Spagna, dal Chiostro e dal Tempietto del Bramante, il giornalista rievoca la resistenza eroica dei volontari italiani contro l’esercito francese inviato da Napoleone III per restaurare il potere del Papa. È giugno del 1849, e mentre le cannonate scuotono la città, i deputati della Repubblica si riuniscono per l’ultima volta. Mazzini e Garibaldi rifiutano di arrendersi, consapevoli che il loro gesto non salverà Roma, ma salverà un’idea: quella di una patria libera.

L’ultimo atto si consuma al Palazzo del Campidoglio, dove, poco prima che i francesi entrino in città, l’Assemblea legge pubblicamente la Costituzione della Repubblica Romana. È un momento di altissima intensità simbolica: la folla applaude, le bandiere tricolori sventolano, e le lacrime scorrono sui volti di chi sa di aver perso la battaglia ma non la dignità. Quella Carta, scritta in pochi mesi da uomini che sognavano una nazione, resterà per sempre impressa sul parapetto del Gianicolo, e ispirerà — quasi un secolo dopo — la nostra Costituzione repubblicana.

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