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Grace Caroline Currey è Becky
Questa sera, preparati a vivere una serata mozzafiato: Fall, il survival thriller diretto da Scott Mann, ti porterà ai limiti della tensione e della sopravvivenza. Il film mescola paura, resistenza e vertigine, trasformando un’idea semplice in un’esperienza cinematografica intensa e disturbante.
Il racconto si apre con Becky, una donna che ha perso il marito, Dan, durante un’arrampicata tragica sulle Montagne Rocciose. Il suo trauma la spinge in un vortice di dolore che la porta a isolarsi, affondando nell’alcol e rifiutando ogni proposta di rinascita. Il padre, preoccupato per la sua salute mentale, cerca di sostenerla, ma è l’amica di sempre, Hunter, a offrirle l’unica via d’uscita possibile: una scalata terapeutica, estremo confronto con le proprie paure.
Le due donne accettano la sfida: recarsi nell’arido deserto su una torre radio abbandonata e alta oltre 600 metri, per spargere le ceneri di Dan da un’altitudine che toglie il respiro. Quello che sarebbe dovuto essere un momento simbolico di liberazione si trasforma ben presto in un incubo: la scala derelitta cede e le due si ritrovano intrappolate in cima alla torre, senza acqua, senza linea telefonica, con il deserto infinito come unica compagnia.
La storia si concentra allora sulla lotta per la sopravvivenza: Becky e Hunter devono affrontare vento, vertigine, disidratazione, fatica fisica e mentale, mentre cercano una via per scendere da quella trappola verticale. Quelle poche armi rimaste — un binocolo, un razzo di segnalazione, un drone — diventano la loro unica speranza. E persino un gesto drammatico, violento e disperato, può trasformarsi in salvezza grazie a un’idea lucida al limite dell’assurdo.
Il cast porta il film a un altro livello di coinvolgimento emotivo: Grace Caroline Currey (Becky) interpreta con intensità la fragilità di una donna spezzata dal dolore, mentre Virginia Gardner (Hunter) incarna l’istinto vitale che spinge a non mollare. Al loro fianco, Jeffrey Dean Morgan è la presenza rassicurante del padre, Mason Gooding appare nel breve ma significativo ruolo del marito scomparso. Una complicità recitativa che rende palpabili paura, affetto e determinazione.
In questa cornice estrema, il regista Scott Mann dimostra una precisione stilistica sorprendente: ogni inquadratura è un abisso visivo, ogni campo lungo e sequenza in volo con i droni amplifica la tensione e l’angoscia. La scelta di girare su strutture alte reali — pur ricreando artificiosamente l’altezza estrema — amplifica la sensazione di divenire parte del vuoto stesso. Il respiro dello spettatore rallenta, la cinepresa non lascia spazio: vertigine ed empatia si fondono in un’esperienza sincera e viscerale.
Fall non è semplicemente un film di sopravvivenza: è una riflessione visiva su come il trauma possa paralizzare, ma anche su quanto sia potente il desiderio di resistere. Le dinamiche psicologiche emergono quasi senza parole, nel silenzio degli spazi vuoti, nel contrasto tra il vuoto esteriore e la determinazione interiore.
Chi sceglierà di vedere Fall questa sera si troverà immerso in un labirinto di ferro, vento, dolore e speranza. Una tensione costante, un orologio che scandisce ogni battito affannoso, un invito a riflettere su quanto sia fragile la vita… e quanto possa essere forte chi lotta per non perderla.
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