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Maremma

La dodicesima altalena: un’opera d’arte che riporta bambini (e fa riflettere gli adulti)

Un’installazione immersa nella natura maremmana che trasforma un gesto familiare in un’esperienza filosofica, tra bronzo, citazioni e prospettive capovolte

Chiara Galeazzi

30 Giugno 2025, 12:02

La dodicesima altalena di Capalbio Scalo

La dodicesima altalena di Capalbio Scalo

Chi non è mai salito su un’altalena? Basta pensarci un attimo: quel momento sospeso tra il cielo e la terra, il vento in faccia, le gambe che cercano lo slancio… Un gesto semplice, universale, che appartiene all’infanzia di tutti. Ma che succede se quell’altalena diventa arte? E se, oscillando, ci trovassimo di fronte a una riflessione sulla verità, sulla realtà e sul nostro modo di vedere il mondo?

Succede in Maremma, tra i silenzi antichi delle Terre di Sacra, a pochi minuti da Capalbio Scalo, dove l’artista Francesco Arena ha realizzato una delle sue opere più visionarie: La dodicesima altalena, prodotta da Hypermaremma.

Immaginate una gigantesca struttura metallica circolare, quindici metri di diametro, con dodici altalene in bronzo che pendono leggere nel vuoto. Non è un parco giochi, ma qualcosa di più profondo. Ogni seduta è una piccola scultura, incisa con citazioni che vanno da Dostoevskij a T.S. Eliot, da Kerouac a Wittgenstein, passando per la filosofia, la musica, la storia. Sedersi su una di esse è come sfogliare una pagina del pensiero umano, ma con il corpo in movimento.

Una delle altalene dell'installazione di Francesco Arena 

E poi c’è lei, la dodicesima. Quella che rompe le regole. È identica alle altre, ma… capovolta. Sospesa al contrario, rivolta verso il cielo come a volerci dire che la verità – ammesso che esista – non è mai lineare. Una citazione firmata dallo stesso Arena campeggia sul suo sedile, in aperta sfida con le altre undici. È un invito a guardare il mondo da una prospettiva diversa, a ribaltare le certezze.

La dodicesima altalena non è solo arte contemporanea, è un’esperienza. Un luogo dove ognuno può salire, dondolare, leggere, pensare. Da soli, o insieme ad altri. È un gesto semplice che si trasforma in atto filosofico. Un ritorno all’infanzia che parla al nostro io più adulto.

Nel cuore della Toscana più autentica, tra macchia, vento e silenzi, questa installazione ci invita a fermarci. A rallentare. A oscillare. E magari a capire che, anche da capovolti, possiamo vedere le cose con più chiarezza.

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