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TRADIZIONI

Auguri su carta: l’arte delle cartoline di Natale e la loro lunga storia

Dalle origini vittoriane alle collezioni dei musei

Carolina  Brugi

09 Dicembre 2025, 10:11

Le cartoline di Natale

Le cartoline di Natale

Le cartoline natalizie rappresentano una delle tradizioni più longeve e affascinanti del periodo delle feste. Anche nell’epoca dei messaggi digitali, continuano a essere un simbolo di vicinanza, cura e memoria. La loro storia affonda le radici nel XIX secolo e testimonia l’evoluzione della comunicazione personale, dell’arte e delle consuetudini sociali legate al Natale.

Le origini: la prima cartolina di Natale della storia

La prima cartolina natalizia conosciuta fu realizzata nel 1843 in Inghilterra. Il suo creatore fu Sir Henry Cole, funzionario delle poste e futuro fondatore del Victoria and Albert Museum di Londra. Cole, oberato dal grande numero di lettere che tradizionalmente ci si scambiava durante le feste, ebbe l’idea innovativa di chiedere all’artista John Callcott Horsley di illustrare una cartolina prestampata da inviare rapidamente ad amici e conoscenti.

La cartolina mostrava una scena familiare di festa insieme a due vignette laterali dedicate alla carità. Fu stampata in circa mille copie e venduta pubblicamente: un dettaglio fondamentale che la rese non solo un gesto privato, ma l’inizio di una tradizione destinata a espandersi in tutto il mondo.

L’evoluzione della tradizione: dalla Gran Bretagna al resto del mondo

La diffusione delle cartoline natalizie fu favorita da due innovazioni postali ufficiali: l’introduzione del penny post (tariffa postale ridotta) in Gran Bretagna nel 1840 e la successiva diffusione di servizi postali economici in altre nazioni europee e negli Stati Uniti.

Alla fine dell’Ottocento, soprattutto grazie ai progressi nella stampa litografica, le cartoline divennero prodotti artistici popolari, spesso decorati con colori vivaci, foglie d’oro, rilievi e illustrazioni elaborate. La Germania, con la sua avanzata industria tipografica, divenne uno dei principali produttori mondiali fino ai primi decenni del Novecento, quando gli Stati Uniti iniziarono a guidarne il mercato.

Durante il Novecento, l’abitudine di inviare cartoline natalizie esplose ulteriormente: famiglie, aziende e istituzioni pubbliche iniziarono a crearne versioni personalizzate, mentre artisti e illustratori famosi ne firmarono edizioni speciali.

Curiosità e fatti meno noti

La prima cartolina del 1843 suscitò polemiche perché raffigurava, nella scena centrale, una famiglia con bambini intenti a brindare con bicchieri di vino: una scelta considerata audace per l’epoca vittoriana.

Il British Postal Museum & Archive conserva oggi diverse cartoline d’epoca, incluse rare edizioni illustrate durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, spesso con messaggi di conforto ai soldati al fronte.

Alcune cartoline vintage sono diventate oggetti da collezione: un raro esemplare della cartolina originale di Cole è stato battuto all’asta per cifre molto elevate, rendendola una delle cartoline più preziose al mondo.

Negli Anni Cinquanta e Sessanta le poste di molti Paesi registrarono il picco massimo di invii natalizi, con miliardi di cartoline spedite ogni anno; negli Stati Uniti, le cartoline di Natale divennero un vero mercato nazionale dopo la Seconda guerra mondiale.

Molte cartoline d’artista sono oggi conservate in musei come il Victoria and Albert Museum, il Metropolitan Museum of Art e lo Smithsonian Institution, che le considerano significative testimonianze culturali e artistiche.

Un rito che resiste alla digitalizzazione

Nonostante messaggi, email e auguri sui social abbiano sostituito molte forme di comunicazione tradizionale, la cartolina natalizia mantiene un fascino particolare. È un oggetto fisico, spesso conservato per anni, capace di racchiudere un gesto personale che difficilmente un messaggio digitale può eguagliare.

Oggi alcune persone scelgono cartoline artigianali, illustrate da artisti indipendenti, oppure personalizzate con fotografie familiari. Altri prediligono edizioni solidali, il cui ricavato sostiene progetti umanitari o ambientali.

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