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L'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, Andrea Sempio e Marco Poggi: "Siamo ancora amici, ci siamo sentiti di recente. Contro di me una tifoseria, come in una partita. Nessuna ossessione per Stasi"

Nuova intervista a Quarto Grado

Giovanni Ramiri

20 Dicembre 2025, 10:05

Delitto di Garlasco, Andrea Sempio e Marco Poggi: "Siamo ancora amici, ci siamo sentiti di recente. Contro di me una tifoseria, come in una partita. Nessuna ossessione per Stasi"

Andrea Sempio e Alberto Stasi

Nel corso della puntata di “Quarto Grado” condotta da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero - in onda ieri sera, venerdì 19 dicembre, su Retequattro – verrà trasmessa un’intervista realizzata in esclusiva da Martina Maltagliati ad Andrea Sempio, al centro dell'approfondimento sul delitto di Garlasco.

 

«Io sono molto contento che sia arrivata questa giornata. Questa cosa del Dna è andata molto per le lunghe, è andata molto per le lunghe negli anni, meno male che finalmente l’abbiamo risolta».

Se quel profilo parziale degradato potesse essere riconducibile a te, come lo spieghi? Avete fatto altre prove con i tuoi consulenti?
«In questi giorni che siamo stati a Roma, noi abbiamo passato proprio le ore a riguardare tutte le immagini della scena del delitto subito dopo il delitto, quindi è stato un lavoro anche abbastanza pesante dover vedere le immagini, il sangue, tutto».

 

Cioè, hai visto per la prima volta le immagini anche del cadavere di Chiara?
«Alcune. Alcune. Quindi non è stato un gran bel momento».

 

L’eventuale oggetto comune, toccato sia da te che da Chiara Poggi, ad esempio quella PlayStation che sta sul tappeto?
«Sì, ma può essere la PlayStation, ma possono essere anche eventuali oggetti di uso comune. Vieni a casa mia, ti siedi sul divano, tu hai toccato i cuscini e il bracciolo. Può essere il telecomando, ma può essere qualunque altra cosa: può essere il corrimano della scala, può essere che sei andato in bagno e hai toccato la maniglia della porta, può essere che hai toccato la porta spingendola. Qualunque cosa. L’unica cosa certa, che ho capito io della parte genetica, è che normalmente, quando una traccia resta in seguito ad un’aggressione, è una traccia più netta, più precisa. Quindi, già a me non convince. Mi dava proprio più l'idea di… magari sarà un qualcosa di involontario, un qualcosa di contaminato».

 

Hai dovuto tenere un basso profilo? Nel senso: non eri in aula, perché hai saputo della presenza, invece, di Alberto Stasi? 
«Sì, l'ho saputo. In realtà, quello che mi era già stato detto, anche nelle altre udienze, è che non era prevista la mia presenza. Avrei dovuto chiedere forse un permesso al Gip per partecipare, però tanto non dovevo intervenire, la mia presenza non era necessaria, non era richiesta. Secondo me, sarebbe servito soltanto a creare più confusione, più caos». 

 

È trapelato che forse dall'analisi del Rac potrebbe uscire una possibile ossessione nei confronti di Alberto Stasi.
«No, in realtà nei miei diari so di aver scritto qualcosa quando Alberto Stasi si è rappresentato sui media. Io non credo ci siano elementi tali da dire “un'ossessione per Stasi”».

 

In uno dei biglietti di tuo papà c'è scritto: “Sembra più un atto di accusa quello di cercare il Dna di mio figlio sulla scena del crimine più che un atto di difesa riguardo Stasi”. Tu in che posizione sei rispetto a loro, quella controparte che ha indicato per prima il tuo Dna eventuale sotto le unghie di Chiara Poggi, sulle unghie di Chiara Poggi?
«In realtà, se loro ritengono Alberto Stasi innocente, fanno anche bene a cercare tutte le vie, tutti i mezzi che hanno per cercare di scagionarlo, comunque di dimostrare la sua innocenza». 

 

La tua vita è distrutta ad oggi o speri che la giustizia te ne cavi fuori, te ne tiri fuori? 
«Ovviamente, non è un bel periodo, ovviamente ci sono forze che ce la stanno mettendo tutta per abbattermi. Io credo che, come ho già detto, se non verrà fuori un appiglio forte tecnico allora bisognerà creare il “mostro”». 

 

C'è qualcuno secondo te che a prescindere ti vuole colpevole? 
«C'è una tifoseria ormai schierata che ce l'ha con me. Parlo proprio di pubblico, parlo di persone non parlo di inquirenti o che. C'è proprio una parte che ormai è schierata come in una partita di calcio: ce l'hanno con me e via. Quella è stata una cosa che a un certo punto mi ha dato fastidio, perché posso capire i dubbi, posso capire che la narrazione che ci può essere sui media, magari, ha convinto alcune persone. Però, lì ho proprio visto persone dispiaciute che ci fosse magari qualcosa a mio favore e quella è la cosa che un pochino mi ha dato fastidio. Il resto, insulti o che, possono sparare tutto quello che vogliono, non mi tocca». 

 

Marco Poggi è ancora un tuo amico, so che ci sono stati dei contatti anche recenti, questo ti dà forza? 
«Quello assolutamente sì. Ci siamo sentiti non molto tempo fa, due o tre settimane fa. Non ci sentiamo spesso, però ogni volta che ci sentiamo diciamo che c'è uno scambio significativo tra due amici».  

 

Che Natale sarà? 
«Sarà un Natale il più possibile sereno, ma comunque con quella nuvola all'orizzonte che sta sempre lì e che non puoi mandare via».

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