Il caso
Chiara Poggi e (nel riquadro) Alberto Stasi
Quando si sta per concludere l’incidente probatorio legato alla nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, un servizio giornalistico interessante e diverso rispetto all'usuale dibattito sul delitto di Garlasco. L’ampio lavoro firmato da Paola Manciagli sulle pagine di Oggi è davvero apprezzabile per la qualità. L’autrice ha rimesso in fila testimonianze, tabulati, movimenti e sfumature personali che, a quasi diciotto anni dal delitto, restituiscono un ritratto più vivido della giovane uccisa il 13 agosto 2007. Un ritratto che, per profondità e rigore, merita un'attenta lettura.
Nell’inchiesta, Manciagli ricostruisce non tanto la dinamica dell’omicidio — già al centro di processi, sentenze e oggi nuove verifiche — quanto la quotidianità di Chiara: le sue abitudini, i suoi silenzi, le sue paure. È proprio questa scelta narrativa a rendere il lavoro sorprendente. L’obiettivo non è sostituirsi agli inquirenti, ma mostrare “chi fosse davvero Chiara”, come scrive la giornalista, con l’idea che comprendere la sua personalità e le relazioni che la circondavano possa contribuire a illuminare i punti ancora oscuri del caso.

Chiara Poggi
Uno degli aspetti più colpiti della ricostruzione riguarda l’ultima settimana di vita della ragazza. L’inchiesta di Oggi sottolinea come quel periodo, da tempo citato in atti e testimonianze, non fosse mai stato raccontato in modo così dettagliato e coerente. Ne emerge la figura di una giovane estremamente metodica, che raccoglieva articoli su temi complessi — dagli abusi agli omicidi irrisolti — e che, per carattere, difficilmente avrebbe aperto la porta di casa in pigiama a un estraneo. Un dettaglio apparentemente banale, ma che diventa cruciale quando si ripensa alla mattina del delitto.
Manciagli mette inoltre in luce il rapporto con Alberto Stasi, già condannato nel 2014 per l’omicidio. Nei giorni precedenti al delitto, segnala la giornalista, i programmi della coppia cambiano improvvisamente: promesse di un mese trascorso insieme si trasformano in assenze, distanze, appuntamenti saltati. Non sono nuovi elementi d’indagine, ma l’inchiesta di Oggi li ricompone in un quadro emotivo che permette di cogliere meglio lo stato d’animo di Chiara.

Alberto Stasi
Un altro punto che il giornale evidenzia con forza riguarda le telefonate e gli spostamenti registrati dai tabulati: non parlano solo degli orari in cui Chiara era sola, ma anche dei contatti inattesi, come le chiamate partite dal cellulare di Andrea Sempio — oggi nuovamente indagato dalla Procura di Pavia — verso il telefono della villetta. Manciagli non propone interpretazioni investigative, ma rimette i fatti nella loro complessità, mostrando come certi dettagli siano rimasti per anni sottovalutati.
Il valore del lavoro di Oggi è proprio questo: rimettere al centro la persona, prima ancora che il delitto. Chiara appare come una giovane donna che cercava autonomia, che amava i suoi animali, che aveva un senso preciso dell’ordine, che parlava molto con la cugina e poco con gli amici del fidanzato, e che nell’ultima settimana sembava aver paura a stare sola di notte.

Andrea Sempio
In un momento in cui la vicenda giudiziaria si riapre e nuovi nomi tornano all’attenzione, l’inchiesta di Paola Manciagli compie un passo diverso ma necessario: restituisce umanità a una storia che, per anni, è stata trattata soprattutto come un enigma forense. Le vie d’indagine continueranno a seguire la loro strada — oggi anche sul possibile ruolo di Sempio — ma il lavoro giornalistico ci ricorda che, al centro di tutto, c’è una ragazza di 26 anni che merita di essere ricordata nella sua interezza.
Ed è forse questo il contributo più prezioso dell’articolo di Oggi: ricordarci che, oltre ai tabulati e alle perizie, esistono i giorni, gli sguardi e i gesti di chi non può più raccontarsi.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy