L'omicidio
Il lavoro dei genetisti a confronto (Quarto Grado)
“Se c'è una cosa che ho cercato sempre di far prevalere è l'onestà intellettuale. L'errore umano è ammissibile e comprensibile, ma da qui alla malafede e al falso ce ne corre”. A dirlo è il genetista Francesco De Stefano durante la puntata di venerdì 5 dicembre di Quarto Grado, tornata a occuparsi del delitto di Garlasco.
Il servizio completo
Nel servizio di Salvatore Filippone e Martina Maltagliati si è approfondito il lavoro dello stesso De Stefano, confrontandolo con quello svolto oggi sulle unghie di Chiara Poggi dall’altra genetista, Denise Albani. “Francesco De Stefano - si ricorda nel servizio - è il genetista che nel 2014 analizzò le unghie di Chiara Poggi nel corso del processo di appello bis ad Alberto Stasi. Oggi, 11 anni dopo, una nuova perizia, quella della dottoressa Denise Albani, parla di errori e critica le strategie analitiche adottate all'epoca, in quanto avrebbero condizionato le successive valutazioni, ovvero quelle del nuovo procedimento a carico di Andrea Sempio. L’operato di De Stefano è da settimane al centro di attacchi e polemiche. La difesa di Alberto Stasi, ad esempio, non comprende come mai il perito convocò l'allora imputato per un prelievo salivare, se i risultati ottenuti sulle unghie della vittima non permettevano alcun confronto”.

Francesco De Stefano
Secondo Quarto Grado “la risposta a questa osservazione è nella cronologia degli eventi”.
“Il genetista, infatti, chiede il prelievo a Stasi il 7 agosto 2014 con una email inviata a tutti i consulenti: si avvisa che il giorno 19 agosto prossimo venturo alle ore 12 si procederà all'esecuzione di tampone salivare nella persona di Alberto Stasi”.
“Fino ad allora De Stefano aveva effettuato appena due prove, di cui solo una con qualche risultato leggibile. Quel giorno ignorava ancora l'esito del terzo test, quello decisivo, che avvenne circa 10 giorni dopo, il 19 agosto. Solo in quella occasione emerse l'incostanza dei dati e l'impossibilità, a suo avviso, di procedere a qualsiasi confronto”.
“De Stefano, infatti – si ricorda nel servizio - non ha mai svolto formalmente una comparazione tra il materiale genetico trovato sulle unghie di Chiara e il dna di Alberto Stasi, proprio perché, a suo avviso, quel enq degradato non lo permetteva.
“Ho volutamente evitato di procedere a farla – afferma De Stefano - perché ho detto "Il rischio è che io mi lanci in un'avventura e in cui non c'è una vera garanzia di controllo della scientificità dei risultati”.
Il secondo nodo è quello dei “risultati incostanti che non consentivano, appunto, a suo avviso, di procedere ad alcun confronto”.
“È possibile che le analisi fatte nel 2014 diedero esiti incerti perché eseguite con quantità diverse di dna?”, ci si chiede nel servizio.
“De Stefano, per la ricerca delle tracce maschili sulle unghie di Chiara, utilizzò prima un microlitro per la prova esplorativa, poi 5 microlitri per la seconda prova e il residuo per la terza prova, quella che avrebbe dovuto confermare il test precedente”.
“Una da cinque sicura – assicura De Stefano - e uno tra quattro e cinque, perché poi è evidente che apri e chiudi la provetta, un po' di evaporazione, magari non era il cinque, sono stati quattro e mezzo”.
“Nella sua relazione finale, però – afferma il servizio - questo dato tra 4 e 5 microlitri per l'ultima prova non è indicato. C'è scritto solo volume residuo, senza alcun numero. Il nuovo perito, Denisa Albani, oggi ritiene che il terzo esame fu effettuato con appena due microlitri e non con quattro, come dice noi De Stefano, ed è per questo che i risultati sarebbero incostanti e quindi non consolidati”.

Denise Albani
“L'errore che ho fatto io, è stato quello di non scrivere, di scrivere solo in parte questa cosa, ho dimenticato di aggiungerlo”.
“Ma il genetista non agì mai da solo. Ogni decisione fu presa collegialmente”, secondo Quarto Grado. “Si procedeva – si legge nell’atto - alle operazioni peritali alla presenza del professore Francesco Avato, consulente tecnico di parte per la difesa, del tenente colonnello dottor Giampietro Lago, consulente della Procura Generale, dell'avvocato Gianluigi Tizzoni, difensore di parte civile”.
“Io non ho fatto nulla senza prima cercare un accordo tra le parti”, assicura il genetista”.
“Di certo – si conclude nel servizio - quelle analisi… hanno aperto la strada a un'inchiesta alternativa, quella su Andrea Sempio, che potrebbe rivelarsi per Alberto la chiave per dimostrare la sua autoproclamata innocenza”.
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