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Il caso

Omicidio Liliana Resinovich, parla Sebastiano Visintin: "Vivo per lei, altrimenti mi sarei già ucciso"

Giovanni Ramiri

22 Novembre 2025, 10:32

Omicidio Liliana Resinovich,  parla Sebastiano Visintin: "Vivo per lei, altrimenti mi sarei già ucciso"

Sebastiano Visintin

Nel corso della puntata di “Quarto Grado”, condotto da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero, in onda ieri sera – venerdì 21 novembre – su Retequattro, è andata in onda un’intervista Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, dopo che la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa che chiedeva una nuova superperizia.

 

A seguire il testo dell’intervista


La Cassazione ha totalmente rigettato il vostro ricorso. Come l'hai presa questa notizia?

«Certamente non l'ho presa bene. Questo sforzo fatto dai miei avvocati Paolo e Alice Bevilacqua è un'occasione persa, perché avrebbe potuto dare delle risposte ben precise e ben chiare. Spero che la cosa non finisca qua. Secondo me i miei avvocati troveranno qualche altra forma e qualche altro modo per poter riprendere il discorso e portarlo avanti».


Tu spesso stai lamentando il fatto di sentirti solo. Cosa significa?

«Solo significa vivere da soli: alzarti, occuparsi di tutto in casa, portare avanti la propria vita e continuare a vivere. Io lo faccio per Liliana. Continuo a vivere, altrimenti forse avrei finito per togliermi la vita; è un pensiero che ho avuto più volte, perché vivere senza Liliana è molto duro. E purtroppo, nei primi giorni di novembre, quando si ricordano le persone che non ci sono più, non ho avuto la possibilità di portare un fiore sulla tomba di Lilly. È un dolore enorme. Però voglio andare avanti, voglio dare a Liliana delle risposte. Ancora oggi, dopo quasi quattro anni, non avere alcuna risposta chiara e precisa su ciò che può essere successo rappresenta per me un dolore immenso».

 

Tu dividi l'opinione pubblica, no? Ci sono quelli che pensano che tu sia innocente, ma ci sono anche quelli che pensano che tu possa essere in qualche modo colpevole

«Ognuno la vede a modo suo, interpreta a modo suo. Io certamente sono amato e odiato; è sempre stato così nella mia vita perché me ne frego altamente di quello che gli altri pensano di me».

 

Al momento tu resti l'unico indagato per la morte di tua moglie.

«Io voglio che tutto sia chiaro. Voglio, una volta per tutte, che tutti si tolgano ogni dubbio, se davvero ne hanno».

 

Forse allora bisognerebbe andare a giudizio.

«Non ci sarebbe nessun problema. Molto probabilmente succederà. Io sono qua a disposizione, ci sono i miei avvocati che mi sono vicini e che sanno perfettamente che io non ho niente a che fare con la scomparsa di Liliana. Bisognerà forse cercare in qualche altro ambiente, nelle sue amicizie, nelle persone che si spacciavano per qualcosa che non esiste. Questo è, purtroppo».

 

 

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