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Lovati e (nel riquadro) Sempio
Nel corso della puntata di “Quarto Grado”, condotta da Gianluigi Nuzzi - in onda ieri sera, venerdì 7 novembre, su Retequattro – è stata trasmessa un’intervista esclusiva a Massimo Lovati, l’ex avvocato di Andrea Sempio. Lovati, in particolare, è tornato a ribadire un concetto già espresso in altre recenti interviste: tornerebbe a difendere Andrea Sempio, qualora gli venisse chiesto.
Di seguito l’intervista a Massimo Lovati:
Lovati, l'ultima volta che ci siamo visti e abbiamo parlato, lei ha detto: vi garantisco che non è finita qui.
«Vorrei dire che è stata una bella partita, quella che ho giocato al fianco di Andrea Sempio dal 2017 a pochi giorni fa, ma non è finita qui. È una partita che è stata sospesa per me».
Chiamiamolo il momento della verità. Torniamo al 2017. Lei era avvocato insieme ad altri due legali di Andrea Sempio appena indagato. Chi componeva il pool difensivo?
«L'avvocato Soldani, l'avvocato Grassi ed io».
Fin dall'inizio iniziano delle movimentazioni che la procura di Brescia ritiene anomale in casa Sempio per dare i soldi, dicono i Sempio, agli avvocati.
«Io ho ricevuto quanto mi spettava dalla famiglia Sempio nel corso di otto mesi di attività professionale».
In che modo riceveva i pagamenti?
«Andavo a prendere la mia parte, il mio terzo, nello studio Soldani e non ho mai chiesto niente a Sempio, non ho mai avuto rapporti di richiesta di soldi con Sempio».
Lei era presente quando i Sempio portavano il denaro?
«No, quando loro portavano la busta, Soldani o Grassi mi telefonavano, io andavo da loro e prendevo la mia parte».
Essendo indimostrabile, ha paura di essere denunciato per questa sua verità dagli altri due legali?
«La verità è la verità. La falsità è la falsità, bisogna scegliere tra il bene e il male».
Non si è domandato perché tutti questi pagamenti così assidui?
«Si vede che stanno bene e ad ogni richiesta rispondono positivamente».
La scelta di dire “ho preso soldi in contanti” può essere un escamotage per non finire coinvolto nel filone di indagine in corruzione in atti giudiziari?
«No, è la verità, punto e basta. Mai nell'anticamera del mio cervello è transitata una possibilità di questo genere, né allora né adesso».
È un appello alla verità. Le va di rivolgerlo anche ai colleghi?
«Sì, che dicessero la verità. Perché è inutile nascondersi come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Tanto non è che c'è granché, se non hanno fatturato va bene, che problema c'è? Se loro dicessero la verità, loro 15 più 15 più 15 fa 45».
A lei risulta in tutto che i Sempio abbiano pagato 45 mila euro circa?
«Io ne ho presi 15 o 16 mila, una roba del genere».
I suoi ex colleghi hanno dichiarato pubblicamente che loro non sono stati pagati da Sempio perché sono stati pagati in visibilità. Se i soldi li avesse presi solo lei, allora l’eventuale tramite tra procura, polizia giudiziaria e i soldi di Sempio sarebbe lei. L'unico anello di congiunzione.
«I miei 15 mila glieli vado a portare a loro, ma scherziamo, ma diamo i numeri davvero».
Queste buste di cui lei parla sono le stesse buste di cui i Sempio dicono “dobbiamo cercare un modo per pagare quei signori lì”?
«Secondo me sì».
Le risultano compatibili le cifre trovate nel biglietto sequestrato a casa Sempio con i pagamenti che ha ricevuto?
«Io adesso non ce l'ho quel pizzino lì».
Perché lei c'era in casa, l'ha visto quel pizzino
«C'era una colonna di cifre, tutte espresse in migliaia. Fra le quali mi sembra di ricordare che c'erano 6.400 euro, quello che è, della fattura per Garofano».
E c'erano anche le sue cifre?
«Non le mie, ma quelle che sono andate agli avvocati».
Perché anche lei non sceglie il silenzio, come loro, rispetto a questi pagamenti?
«Perché dovrei? È il mio dovere dire la verità. Perché?».
Si sente in dovere di dirla anche nei confronti di Giuseppe Sempio, indagato?
«Soprattutto per lui: dire la verità mi sembra alleggerisca la sua posizione».

Giuseppe Sempio
Vi ha avvicinati o avvicinato gli altri avvocati? È stato detto che Sempio è stato preparato, informazioni sull'eventuale archiviazione?
«Io ho preparato Sempio all’interrogatorio, per me il PM Venditti è un integerrimo magistrato, io gli altri non li conosco neanche, né Sapone, né Spoto, né nessun altro. Mai visti».
Lei dice tutta la verità, nient'altro che la verità?
«Solo la verità e nient'altro che la verità. E sono pronto a ripeterla anche davanti ai magistrati».
Se Andrea Sempio si renderà conto di aver bisogno di lei, si farà trovare disponibile o ha chiuso questo capitolo?
«A braccia aperte. Lo riprenderai a braccia aperte. E' stata una bella partita quella che ho giocato a fianco di Andrea Sempio dal 2017 fino a pochi giorni fa, ma non è finita qui. E' una partita che è stata sospesa per nebbia".

Andrea Sempio
Perché mandate la consulenza Linarello, che in quel momento è un atto secretato, via mail al consulente che in teoria non potrebbe lavorarci sopra?
«Prima di tutto non era un atto secretato, perché già dal 24 dicembre tutta la stampa lo sapeva. Siccome non era un atto proveniente dalla Procura della Repubblica, ma un atto privato non può essere un atto secretato».
Uno degli impegni attuali della Procura di Brescia è anche attestare come voi siete entrati in possesso della consulenza Linarello, se pagando un qualcuno sottobanco oppure in altri modi
«Assolutamente no, mi sono mosso appena ho saputo della questione, avendo letto le prime notizie».
Un conto sono le notizie di fonte aperta, un conto è avere proprio la consulenza
«Io l'ho avuta».
E gli accertamenti? L'ha avuta lei la consulenza, quindi gli altri due legali non possono a sua insaputa eventualmente averla avuta per altre vie?
«No, l'ho avuta io».
Lei, da chi l'ha avuta la consulenza Linarello?
«Non sono tenuto a dirlo».
La domanda è: l'ha avuta dalla polizia giudiziaria di Venditti, da Venditti?
«Assolutamente no, io l'ho avuta dalla stampa, dagli organi di giornalismo».

Massimo Lovati a Quarto Grado
Si ricorda il momento in cui l’ha avuta? Cartacea in un bar oppure via mail? Perché questo tanto lo cercheranno.
«No, via mail no, a mano sì».
Perché poi non avete depositato la consulenza Garofano?
«La consulenza Garofano sconfessava completamente la consulenza Linarello. Io me la son tenuta nel cassetto perché non c'è stata necessità di depositarla, visto che De Stefano, chiamato dal dottor Venditti aveva già chiarito la questione e la procura non aveva ritenuto di fare una conferenza tecnica propria».
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