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IL FURTO DEL SECOLO

Colpo al Louvre, le lacrime in tribunale della donna di 38 anni accusata di complicità. Lo scandalo della password

Gli ultimi sviluppi delle indagini sul furto da 88 milioni di euro che ha sconvolto il mondo

Roberto Bata

02 Novembre 2025, 19:29

Colpo al Louvre, le lacrime in tribunale della donna di 38 anni accusata di complicità. Lo scandalo della password

È scoppiata in lacrime in tribunale la donna di 38 anni formalmente accusata di complicità in furto organizzato e associazione a delinquere nel caso del furto al Louvre di Parigi. L’indagine, ancora in corso, sta portando alla luce dettagli sorprendenti su un colpo da 88 milioni di euro che ha sconvolto la Francia e il mondo dell’arte.

La 38enne di La Courneuve (periferia nord e povera di Parigi) davanti al giudice ha espresso timore per i suoi figli e per se stessa. Il magistrato, motivando la custodia cautelare, ha parlato di “rischio di collusione” e “turbamento dell’ordine pubblico”. L’avvocato della donna, Adrien Sorrentino, ha sottolineato come la sua assistita neghi con forza ogni accusa: “È devastata. Una giovane donna viene incarcerata nonostante sia presunta innocente,” ha dichiarato alla stampa, aggiungendo che la decisione del tribunale è “spettacolare quanto il colpo stesso”.

Insieme con la donna, anche un uomo di 37 anni è stato incriminato per “furto organizzato di gruppo” e “associazione a delinquere”. I due, secondo la procuratrice Laure Beccuau, costituirebbero una coppia con figli e negano qualsiasi coinvolgimento. Alcuni degli arrestati erano già noti alle Forze dell’ordine per reati precedenti, tuttavia nessuno risulta collegato a organizzazioni criminali di grande rilievo, ma piuttosto a una “piccola criminalità locale”.

Il furto è avvenuto il 19 ottobre: il commando, composto almeno da quattro persone, ha utilizzato un carrello elevatore per accedere alla Galleria Apollo tramite un balcone sul lato della Senna, infrangendo le teche con una mola e impiegando appena quattro minuti per portare via gli otto gioielli della corona francese. Uno degli oggetti è stato abbandonato nella fuga, mentre il resto del bottino (88 milioni di euro) rimane introvabile, facendo temere che sia già stato introdotto nel mercato nero internazionale.

La rivelazione che la password del sistema di videosorveglianza del museo fosse semplicemente “Louvre” ha acceso polemiche sui protocolli di sicurezza, a cui il ministro della Cultura, Rachida Dati, ha risposto promettendo verifiche e riforme. L’inchiesta ha evidenziato falle croniche nell’apparato di protezione del museo.

Al momento, quattro persone risultano in carcere, mentre altri tre fermati sono stati rilasciati. Le indagini – alle quali partecipa una task force di un centinaio di persone – sono in pieno svolgimento: prove del Dna e movimenti sospetti sui cellulari degli imputati sono stati elemento chiave nelle ultime incriminazioni. ​

Il ministro della Cultura, Rachida Dati

Il furto ha avuto anche un impatto politico rilevante, diventando un tema caldo nelle dinamiche elettorali francesi e mettendo sotto pressione il ministro della Cultura, Rachida Dati. Il caso è stato utilizzato dalla destra e dai sindacati per criticare il governo Macron su più fronti, soprattutto riguardo ai tagli alla cultura e alle mancanze nella sicurezza dei musei.​ Il ministro Dati, candidata a sindaco di Parigi per le prossime elezioni municipali, si è trovata a dover difendere il sistema di sicurezza del Louvre. Pur ammettendo che il furto è stato compiuto da professionisti e riconoscendo una "sottostima cronica" dei rischi di intrusioni, ha sostenuto che le misure di sicurezza "hanno funzionato" e ha promesso trasparenza nell’inchiesta. Tuttavia, l’opposizione accusa il suo ministero di negligenza e inefficienza, e ci sono state richieste esplicite di dimissioni sia verso lei che verso i responsabili della sicurezza del museo.

Marine Le Pen

Intanto però il furto è stato definito dalla destra – e in particolare dal Rassemblement National – come "un’umiliazione nazionale che fotografa un Paese in declino", incapace di proteggere i suoi beni più preziosi. Marine Le Pen e Jordan Bardella hanno utilizzato il caso per attaccare il Governo, chiedendo un cambio radicale nella gestione della sicurezza culturale e accusando direttamente chi è al potere di non essere all’altezza delle sfide. Questo clima di critica e sfiducia si aggiunge a una generale insoddisfazione diffusa tra i francesi, il 90% dei quali considera il paese in declino secondo sondaggi Ipsos, fattore che può influenzare l’esito delle prossime elezioni.

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