IL FURTO DEL SECOLO
Sono sotto torchio da parte degli inquirenti le sette persone fermate con l'accusa di essere tra gli autori del clamoroso furto ai danni del Museo del Louvre di Parigi messo a segno nella notte del 19 ottobre, che ha permesso ai ladri di portar via gioielli di inestimabile valore – stimati in circa 88 milioni di euro – tra cui l’antico diadema dell’imperatrice Eugenia, lasciando le autorità francesi e internazionali alle prese con un caso ancora irrisolto, anche se con gli arresti crescono le speranze di ritrovare il bottino.
Dopo giorni di indagini serrate e un’intensa caccia all’uomo, che hanno vista impegnata una task force di almeno un centinaio di uomini, la svolta è arrivata con l’arresto di altri cinque sospetti tra Parigi e i suoi dintorni, nella serata di mercoledì 29 ottobre. Sabato scorso erano stati fermate altre due persone: tra loro, uno dei principali indiziati, un uomo di 34 anni di origine algerina, già noto alle forze dell’ordine, ha ammesso parzialmente il suo coinvolgimento nel colpo orchestrato. L'altro è un francese di 39 anni: anche lui ha riconosciuto di aver partecipato all'operazione. Il 34enne e il 39enne sarebbero quelli materialmente entrati nella galleria Apollo del museo. Successivamente, altri cinque uomini sono stati fermati e interrogati, contribuendo alla ricostruzione di una rapina pianificata nei minimi dettagli. Tra i nuovi arrestati ci sarebbe almeno uno dei due che si trovava ai comandi del camion montacarichi che ha permesso ai complici di raggiungere il balcone del primo piano ed entrare così nel museo dalla finestra.

È ormai appurato che il colpo sia stato opera di un vero e proprio commando di professionisti, che hanno studiato attentamente i sistemi di sicurezza del museo per settimane e sfruttato la possibilità di eluderli con tecniche raffinate. La Polizia non è partita da zero per le indagini: sulla scena del crimine sono state trovate tracce di dna e oggetti abbandonati durante la fuga, tra cui guanti e caschi, che potrebbero aiutare a identificare gli altri membri della banda ancora ricercati. A disposizione anche le immagini degli impianti di videosorveglianza.
Nonostante le catture di cinque sospetti, però, ad oggi il bottino scomparso ancora non è stato recuperato. Le autorità francesi e internazionali, tra cui l’Interpol, stanno lavorando per recuperare gli otto gioielli, pubblicando anche le foto dei preziosi rubati nel tentativo di ricevere aiuto dal pubblico e dai mercati clandestini. È caccia aperta anche a un altro sospetto, ritenuto il possibile organizzatore o elemento chiave nel commando, ancora irreperibile. La stretta investigativa si potenzia con l'analisi delle celle telefoniche e la ricerca di eventuali reti di complici esterni che potrebbero aver aiutato i ladri a nascondere il bottino.

Gli arrestati rischiano una pena di 15 anni di reclusione per furto in banda organizzata e 10 anni per associazione a delinquere. Le indagini sono sotto la guida delle più importanti forze di Polizia francesi, tra cui la Brigade de Répression du Banditisme e l’Ufficio centrale per la Lotta contro il traffico dei beni culturali.
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