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Falsi contratti di affitto per ottenere permessi di soggiorno: sei indagati in città

Coinvolti imprenditori, un professionista e cittadini bengalesi. Scoperto un sistema di frode che ha favorito circa 60 stranieri

Carolina  Brugi

16 Ottobre 2025, 09:52

Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

Sei persone sono finite al centro di un’indagine della Guardia di Finanza di Grosseto per un presunto sistema fraudolento che avrebbe permesso a circa 60 cittadini extracomunitari, in gran parte provenienti dal Bangladesh, di ottenere indebitamente il permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare attraverso la presentazione di falsi contratti di locazione.

Le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinate dalla Procura della Repubblica di Grosseto, hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai sei soggetti, accusati di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e, in concorso tra loro, di aver organizzato un sistema illecito volto a eludere la normativa sull’immigrazione.

L’indagine è nata da controlli fiscali eseguiti su due società del settore edile, durante i quali sono emerse anomalie nella gestione di affitti e movimentazioni finanziarie. Gli approfondimenti investigativi hanno poi portato alla scoperta di decine di contratti di locazione registrati presso gli uffici pubblici, che presentavano forti elementi di irregolarità.

Molti di questi contratti riguardavano gli stessi immobili, spesso intestati a soggetti che non ne avevano alcun titolo di proprietà o addirittura stipulati all’insaputa dei veri proprietari. Gli appartamenti risultavano in diversi casi disabitati o privi dell’agibilità, come confermato dagli stessi proprietari durante gli interrogatori.

Secondo quanto ricostruito, il meccanismo prevedeva la produzione di documentazione falsa — in particolare certificazioni che attestavano la disponibilità di alloggi — necessaria per ottenere i permessi di soggiorno. In cambio, i cittadini stranieri versavano importanti somme di denaro, credendo di avere così accesso facilitato alla regolarizzazione della propria posizione sul territorio nazionale.

Tra gli indagati figurano i titolari delle due aziende edili coinvolte, due cittadini bengalesi che svolgevano il ruolo di “intermediari” con il compito di trovare i clienti, e un professionista grossetano incaricato di certificare le pratiche da presentare agli enti competenti (Comune, Prefettura e Questura), comprese le false attestazioni di idoneità alloggiativa.

L’inchiesta, ancora in corso nella fase giudiziaria, mette in luce un sistema ben strutturato e finalizzato a favorire l’immigrazione clandestina, compromettendo l’efficacia dei controlli amministrativi e arrecando un potenziale danno all’ordine e sicurezza pubblica.

La Guardia di Finanza sottolinea come l’attività condotta sia frutto di una stretta collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, nel quadro di una più ampia azione di contrasto ai fenomeni di illegalità economica e sociale.

Gli indagati sono da considerarsi presunti innocenti fino ad una sentenza definitiva di condanna.

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