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Delitto di Garlasco, dubbi sull'impronta dell'assassino? La procura di Pavia è tornata a indagare sulla scuola della scarpa

Giovanni Ramiri

10 Ottobre 2025, 06:00

Delitto di Garlasco, dubbi sull'impronta dell'assassino? La procura di Pavia è tornata a indagare sulla scuola della scarpa

L'impronta attribuita a Stasi

Nella puntata di Ore 14 Sera di giovedì 9 ottobre si è tornati a parlare del delitto di Garlasco e in particolare dell’impronta della scarpa sulla scena del crimine, una delle prove che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi. L’impronta dell’assassino è davvero la sua? Di questo, a lungo, hanno dibattuto il conduttore Milo Infante e i suoi ospiti. “La lunghezza massima dell’impronta è 27 centimetri, con una tolleranza di mezzo centimetro in più o in meno – ha ricordato il conduttore - Poiché la Frau non ha i numeri di mezzo, si tratta di una 43 o di una 44”.

Milo Infante

L’impronta con la caratteristica suola a pallini ritrovata impressa nel sangue e attribuita a Stasi: numero 42 e marca Frau, si è ricordato nel lungo servizio andato in onda. Erano stati i carabinieri nella relazione tecnica del 2007 i primi a misurare quest’impronta, 27 centimetri con mezzo centimetro a crescere o a scendere. Ma i Ris ammettevano di non aver riconosciuto la taglia: l’assassino poteva portare il 42, ma anche il 44.

Nel processo di appello bis del 2014 la svolta: si risale a chi avrebbe fabbricato quella suola, un’azienda marchigiana che produce in esclusiva per il marchio Frau. Si arriva a stabilire un numero senza errore, un 42. Restano però i dubbi su quel mezzo centimetro, che potrebbero portare fino al 43.5. I dubbi sono venuti anche alla procura di Pavia: due mesi fa gli inquirenti sono tornati nelle Marche a chiedere informazioni, come ha confermato la stessa azienda.

La puntata completa

“All’epoca venne ricondotta a una calzatura Frau, taglia 42. Se poi anche la misura fu sbagliata…”, si interroga la criminologa Roberta Bruzzone. A domanda sulla sua taglia, Sempio rispose così: “Ricordo che già nel 2007 portavo il 44”.

“Era un discorso marginale rispetto a quello che era stato approfondito – osserva Dario Radaelli, consulente della famiglia Poggi – Credo che si siano accontentati di questa informazione”.

Dario Radaelli

"Nella risposta del dottor Radaelli c’è la chiave dell’indagine del 2017. Si sono accontentati, infatti Venditti ha archiviato in 21 secondi - attacca l'avvocato Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi - Quando un’indagine si accontenta sbaglia, ora stanno approfondendo. Se vanno nelle Marche significa che ciò che è stato fatto al tempo andava approfondito, come la BPA. La procura risponde con i fatti: che siano andati a indagare sulle scarpe è una notizia importante"

Ne è convinta  Monica Leofreddi: “È una mega notizia. Qui non viene messa in discussione l’indagine del 2017, è messo in discussione tutto, anche gli elementi che hanno portato alla condanna di Stasi.” “Dagli elementi che abbiamo a disposizione oggi, ricordando che gran parte dell’indagine è ancora coperta dal segreto – dice Radaelli – non ci sono elementi che tolgano il condannato dalla scena del crimine.”

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