EMERGENZA INCENDI
Ora che l'emergenza è (finalmente) alle spalle, dopo due giorni e due notti di paura, è il momento dei bilanci. E delle indagini. Il pauroso incendio che dal pomeriggio di Ferragosto ha devastato le colline di Cana, nel Comune di Roccalbegna, si è lasciato dietro più di 400 ettari di vegetazione bruciati e danni incalcolabili per le attività commerciali e turistico-ricettive della zona.
Le fiamme hanno costretto i gestori di agriturismi e poderi a evacuare le loro strutture, a cancellare tutte le prenotazioni già fissate da tempo dai turisti in arrivo per le vacanze di metà agosto – che spesso rappresentano il maggiore incasso dell'intera stagione – e a veder finire in cenere buona parte dei sacrifici di una vita.
Sono stati giorni e notti di terrore anche per chi vive in zona, tra i (pochi) residenti e i proprietari di seconde case, e per gli allevamenti: senza luce né acqua, hanno visto le fiamme avvicinarsi pericolose alle loro abitazioni, alimentate dal forte vento. Solo grazie all'immane lavoro dei Vigili del fuoco – impegnati con oltre 50 uomini sul posto – e dei volontari antincendio della Regione Toscana, con l'ausilio dal cielo di elicotteri e Canadair, il dramma non si è trasformato in tragedia. Nessun danno a persone, ma danni incalcolabili al paesaggio e alle strutture.
E in parallelo alla conta dei danni, sono già partite anche le indagini. Sì, perché sulla natura dolosa del maxi-rogo non c'è alcun dubbio. In base ai primi rilievi – e anche alle testimonianze di chi ha visto l'origine dell'incendio – sembra proprio che le fiamme siano partite da tre punti diversi e si siano poi propagate molto velocemente, unendosi in un fronte unico, a causa del forte vento. L'inferno di Cana, dunque, è stato causato dalla mano dell'uomo.
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