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Da Sandokan a Sandokan: la Tigre della Malesia ruggisce tra presente e passato. Anche i film di Kabir Bedi tornano in tv

Giovanni Ramiri

16 Dicembre 2025, 16:07

Da Sandokan a Sandokan: la Tigre della Malesia ruggisce tra presente e passato. Anche i film di Kabir Bedi tornano in tv

Kabir Bedi e Can Yaman

C’è qualcosa di raro e potente nel vedere un mito attraversare le epoche senza perdere forza. In questi giorni la televisione italiana sta vivendo un momento che ha il sapore dell’evento collettivo: Sandokan è tornato protagonista assoluto del prime time, prima con la nuova serie su Rai 1, capace di catalizzare l’attenzione del pubblico, e subito dopo con il ritorno in tv della versione storica con Kabir Bedi, pronta a riemergere dagli archivi per riconquistare una nuova generazione di spettatori. Un passaggio ideale di testimone che racconta più di una semplice programmazione: racconta la forza di un personaggio immortale.

Lo storico Sandokan

Il Sandokan di oggi, interpretato da Can Yaman, è uno dei più grandi successi televisivi della stagione Rai. La serie evento prodotta da Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction ha riportato in prima serata un racconto epico, ambizioso, capace di unire azione, sentimento e riflessione politica. Ambientata nel Borneo dell’Ottocento, la nuova versione mette al centro la lotta contro il colonialismo, il prezzo della libertà e il peso delle scelte individuali. Il pubblico ha risposto con entusiasmo, premiando una produzione che ha saputo parlare a spettatori diversi, dai nostalgici ai più giovani, trasformando Sandokan in un fenomeno contemporaneo.

Il Sandokan di oggi

Il successo di Can Yaman nei panni della Tigre della Malesia non è casuale. Il suo Sandokan è fisico, tormentato, carismatico, costruito su un’idea di eroismo più complessa e moderna. Un personaggio che soffre, ama, perde e combatte, in un racconto che non rinuncia allo spettacolo ma punta anche sull’introspezione. Rai 1 ha scommesso su una rilettura internazionale, visivamente potente, e i risultati hanno confermato che Sandokan è ancora oggi capace di accendere l’immaginario collettivo.

Ed è proprio mentre il Sandokan del presente domina il prime time che la televisione compie un gesto quasi naturale, ma fortissimo dal punto di vista simbolico. Mercoledì 17 dicembre, in prima e seconda serata su Cine34, torna Il ritorno di Sandokan, la miniserie del 1996 che riportò in scena il volto più iconico di tutti: Kabir Bedi. Un Sandokan diverso, figlio di un’altra epoca televisiva, ma profondamente radicato nella memoria culturale del Paese.

Kabir Bedi

Diretta dal leggendario Enzo G. Castellari, Il ritorno di Sandokan fu una produzione ambiziosa, realizzata con un budget di 15 miliardi di lire e girata tra Mysore e Madras, nell’India meridionale, con scene ambientate nel palazzo del Maharaja. Vent’anni dopo lo sceneggiato che lo aveva reso un’icona, Kabir Bedi tornava a indossare i panni della Tigre di Mompracem con lo stesso sguardo magnetico e la stessa imponenza scenica che avevano fatto innamorare milioni di italiani negli anni Settanta.

Attorno a lui ruotava un cast ricchissimo: Romina Power, Mandala Tayde, Randi Ingerman, Vittoria Belvedere, Lorenzo Crespi e Franco Nero, in una saga che cercava di rinnovarsi senza tradire la propria anima. Non mancarono le discussioni, soprattutto per la sostituzione di Philippe Leroy, lo storico Yanez de Gomera, con Fabio Testi, una scelta che all’epoca divise il pubblico ma che segnò una nuova fase del racconto.

Can Yaman

Il legame tra Kabir Bedi e Sandokan resta però inscindibile. In Italia, l’attore indiano diventò un vero fenomeno culturale, capace di influenzare moda, linguaggio e immaginario popolare. Il suo Sandokan non era solo un eroe d’avventura, ma un simbolo di ribellione romantica, di giustizia vissuta fino in fondo, di libertà contro ogni oppressione. Un’eredità che è passata anche attraverso il cinema, con La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!, e che oggi viene riscoperta grazie alla riproposizione integrale su Cine34, a partire dalle 21.15.

Il dialogo tra il Sandokan di Can Yaman e quello di Kabir Bedi non è una competizione, ma un incontro tra epoche. Il primo parla il linguaggio della serialità moderna, delle grandi coproduzioni internazionali, delle emozioni più esplicite. Il secondo porta con sé il fascino irripetibile di una televisione capace di creare miti condivisi, di fermare il Paese davanti allo schermo. In mezzo, c’è sempre lo stesso cuore narrativo: la Tigre di Mompracem, nata dalla penna di Emilio Salgari, che continua a vivere, trasformarsi e conquistare.

In pochi giorni, la tv offre così un viaggio completo nella leggenda di Sandokan: dal presente che entusiasma al passato che emoziona. Un raro caso in cui la memoria non è nostalgia, ma un ponte vivo tra generazioni. E mentre il nuovo Sandokan raccoglie ascolti clamorosi su Rai 1, quello storico è pronto a tornare a ruggire, ricordando a tutti perché questa storia, dopo oltre un secolo, non ha mai smesso di essere amata.

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