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Nei cieli

Passeggero ha mal di pancia e le sue flatulenze trasformano un volo di cinque ore in un incubo: ecco come è potuto accadere

Giovanni Ramiri

16 Dicembre 2025, 06:00

Passeggero ha mal di pancia e le sue flatulenze trasformano un volo di cinque ore in un incubo: ecco come è potuto accadere

Problemi su un volo di linea negli Usa

Un volo domestico negli Stati Uniti, della durata di circa cinque ore, si è trasformato in un’esperienza decisamente spiacevole per molti passeggeri. Non per turbolenze o ritardi, ma per un problema tanto banale quanto difficile da ignorare: un persistente odore causato da un disturbo gastrointestinale di un passeggero, che avrebbe impregnato la cabina per gran parte del viaggio. A riportarlo è Flightdrama, portale specializzato in aviazione civile.

Secondo i racconti, l’equipaggio ha cercato di intervenire distribuendo mascherine e utilizzando spray deodoranti, ma senza ottenere un vero sollievo. La situazione ha lasciato molti a chiedersi come fosse possibile che, su un aereo moderno dotato di sistemi di ventilazione avanzati, un odore potesse persistere così a lungo.

La risposta non è legata a un malfunzionamento dell’aereo, bensì a come funziona realmente l’aria in cabina. Esiste infatti un’idea molto diffusa ma imprecisa: che l’aria sugli aerei venga “ripulita” da tutto, odori compresi. In realtà, le cose stanno diversamente.

Gli aerei di linea moderni rinnovano completamente l’aria della cabina ogni due o tre minuti, un ritmo sorprendentemente rapido se confrontato con quello di uffici, treni o abitazioni. Questo processo avviene attraverso una miscela di aria prelevata dall’esterno, a quote elevate, e aria già presente in cabina che viene fatta passare attraverso filtri HEPA ad altissima efficienza.

Questi filtri sono estremamente efficaci nel trattenere particelle solide e biologiche, come polvere, pollini, batteri e virus. È uno dei motivi per cui il rischio di contagio a bordo, se confrontato con altri ambienti chiusi, è spesso inferiore a quanto si immagini. Tuttavia, ed è qui il punto cruciale, i filtri HEPA non sono progettati per eliminare i gas.

Gli odori sono costituiti proprio da molecole gassose. Non hanno dimensioni sufficienti per essere catturate dai filtri e quindi attraversano il sistema di ventilazione senza ostacoli. In altre parole, l’aria può essere microbiologicamente pulita e allo stesso tempo avere un odore sgradevole.

Quando un cattivo odore sembra “non andare via”, il motivo non è che l’aria non venga cambiata, ma che la fonte dell’odore continui a produrlo. Ogni ciclo di ventilazione diluisce l’aria presente, ma se nuove molecole odorose vengono costantemente rilasciate nello stesso punto della cabina, la percezione per i passeggeri è quella di un problema continuo e irrisolvibile.

È un effetto simile a quello che si può sperimentare in una stanza ben arieggiata: se una sorgente di odore rimane attiva, aprire le finestre aiuta, ma non elimina completamente il disagio. In un ambiente chiuso come un aereo, dove i passeggeri non possono spostarsi liberamente o cambiare area con facilità, la sensazione può diventare ancora più marcata.

Il caso ha attirato attenzione proprio perché mette in luce una distinzione spesso ignorata: aria pulita non significa aria priva di odori. I sistemi di bordo sono progettati per garantire sicurezza e salute, non comfort olfattivo assoluto. E quando il problema è umano, non tecnico, anche le tecnologie più avanzate hanno limiti evidenti.

Per l’equipaggio, situazioni di questo tipo sono tra le più difficili da gestire. Non esistono protocolli risolutivi, e gli interventi possibili — come deodoranti o mascherine — servono più a mitigare che a risolvere. Per i passeggeri, invece, resta una lezione curiosa e poco conosciuta sul funzionamento degli aerei: volare significa respirare aria costantemente rinnovata, ma non necessariamente inodore.

Un dettaglio tecnico che raramente fa notizia, ma che in questo caso ha trasformato un normale volo domestico in un’esperienza destinata a essere ricordata. Se vuoi, posso anche adattare l’articolo a uno stile ancora più giornalistico, oppure renderlo più virale per Google Discover mantenendo la stessa accuratezza.

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