L'incontro della sindaca Nappi con gli armatori e pescatori locali
Cresce la preoccupazione tra pescatori e operatori del settore ittico per l’ipotesi di un prolungamento del fermo pesca anche per tutto il mese di novembre. La decisione, se confermata, rischierebbe di compromettere non solo le marinerie del Tirreno, ma anche l’intero indotto collegato, tra pescherie e ristoranti, privati della garanzia di poter offrire prodotto fresco e locale.
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«Non è possibile in questo momento non dare una programmazione certa ad un’attività così importante in tutta Italia come la pesca, che ormai da anni risulta essere una delle attività produttive più penalizzate, non solo dal caro carburanti o dai cambiamenti climatici, ma anche da una normativa non certa sul fermo pesca, con giornate non programmate e attività che lavorano continuamente senza sapere per quanti giorni dovranno rimanere a terra nell’arco di un anno. Siamo allarmati da ciò che sta accadendo, a poco meno di due giorni dal rilascio delle autorizzazioni per tornare in mare dopo i 30 giorni di fermo pesca di ottobre si parla di un ulteriore fermo delle attività per altri 30 giorni. Questo significherebbe veramente distruggere non soltanto le marinerie del Tirreno ma anche tutto l’indotto ad esse collegato, pescherie e ristoranti, che non avrebbero la garanzia di avere il prodotto fresco e locale da offrire. Si parla tanto di valorizzazione, tutela e promozione del prodotto italiano, quello a chilometro zero, ma in questo modo diventa difficile portare avanti queste attività», ha dichiarato il sindaco di Castiglione della Pescaia, Elena Nappi.
La sindaca ha incontrato gli armatori e pescatori locali, tra cui Lorenzo Riparbelli, Giuseppe Temperani, Rocco Giuliano e Adolfo Ciampoli, per fare il punto sulla situazione. Gli stessi armatori hanno spiegato: «Siamo allibiti da queste decisioni – hanno spiegato i rappresentanti della pesca castiglionese – chi come noi vive di pesca è sempre più a rischio. Già il provvedimento del fermo pesca per il mese di ottobre disposto ogni anno dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali per favorire il ripopolamento delle specie ittiche è assolutamente inadeguato perché ogni specie ha i suoi tempi di riproduzione e il blocco di un mese non può dare garanzie sulla riproduzione di tutte le specie e quindi sul ripopolamento, anzi rischia di diventare addirittura dannoso; fermarsi per un altro mese significherebbe non garantire pescato sui nostri mercati, con un danno enorme per tutto l’indotto. C’è incertezza anche sulle modalità e forme di indennizzo agli operatori del settore, che arrivano sempre in ritardo. La cosa che più ci preoccupa è il fatto che a pochi giorni dal previsto rientro in mare ancora non abbiamo notizie certe, non sappiamo se possiamo tornare a pescare o se dobbiamo rimanere ancora a terra. Vorremmo maggiore chiarezza, e soprattutto poter decidere in autonomia quando fermarsi e quando pescare, proprio per garantire continuità e stabilità al mercato ittico del territorio».
Durante l’incontro era presente anche il consigliere regionale Leonardo Marras, che ha annunciato che la Regione Toscana chiederà al Ministero di poter intervenire nella questione, mettendo a disposizione risorse proprie per sbloccare gli indennizzi agli armatori. Dal Ministero, intanto, fanno sapere che «entro l’anno saranno liquidati gli indennizzi previsti per il fermo pesca del 2023 e nel 2026 quelli del 2024».
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