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Il paradosso degli agrumi: ora li importiamo dalla Cina. Nei supermercati italiani spunta il pomelo

Questo cambiamento è frutto della globalizzazione delle filiere agroalimentari, sostenuta da innovazioni nei trasporti e nelle tecniche di conservazione

Giovanni Ramiri

19 Ottobre 2025, 18:18

Il paradosso degli agrumi: ora li importiamo dalla Cina. Nei supermercati italiani spunta il pomelo

Una pianta di pomelo

Nei supermercati italiani oggi si trova una gamma vastissima di frutta proveniente da ogni parte del mondo, in grado di soddisfare i gusti di consumatori sempre più curiosi e attenti alla varietà e qualità. Accanto ai frutti tradizionali del Mediterraneo, come mele, pere, arance e uva, si trovano ormai stabilmente prodotti esotici come mango, avocado, papaya, frutto della passione e banana, che in passato erano rari o quasi inesistenti nelle nostre tavole. Questo cambiamento è frutto della globalizzazione delle filiere agroalimentari, sostenuta da innovazioni nei trasporti e nelle tecniche di conservazione che consentono di mantenere freschezza e sapore anche a grandi distanze geografiche. Non solo la domanda dei consumatori è cambiata, ma anche alcune regioni italiane stanno iniziando a coltivare frutti tropicali, sperimentando serre e condizioni climatiche favorevoli, in particolare nel Sud Italia.

Frutti tropicali (mango)

In questo scenario di apertura, una delle novità più rilevanti e allo stesso tempo sorprendenti è l’importazione crescente di agrumi freschi dalla Cina, paese che nonostante la sua enorme produzione agricola non è tradizionalmente percepito come un esportatore di agrumi verso l’Europa. L’Italia, tra i principali produttori e esportatori mondiali di agrumi come arance, mandarini e limoni, si trova così a importare direttamente agrumi da un paese che è a sua volta un grande produttore. Non arance o limoni, ovviamente, ma il pomelo.

Un pomelo comprato in Italia

Il pomelo è un agrume di grandi dimensioni e di origine asiatica, in particolare dalla Cina, dove è coltivato da millenni nelle regioni meridionali come Fujian. Questo frutto, con la sua buccia spessa e la polpa dolce e poco acida, sta guadagnando sempre più spazio nei supermercati italiani, grazie in parte all'aumento dell'interesse per frutti esotici e salutari. Nei punti vendita italiani, il pomelo è venduto sia fresco sia in versioni disidratate, e spesso proviene proprio dall'importazione cinese, che costituisce una fetta significativa della sua distribuzione in Europa. Inoltre, grazie a miglioramenti nel confezionamento, come imballaggi più sostenibili, la sua diffusione è in crescita.

Questo fenomeno è abbastanza recente e dipende da molti fattori: da un lato, la domanda interna italiana di agrumi diversificati e disponibili tutto l’anno; dall’altro, la capacità della Cina di offrire prodotti a prezzi competitivi e con una varietà crescente, grazie a investimenti e miglioramenti nelle tecniche di coltivazione e spedizione. Inoltre, la stipula di accordi bilaterali e l’adeguamento a norme fitosanitarie europee hanno facilitato l’accesso di queste merci al mercato italiano.

Un pomelo rosso

Questa situazione crea una sorta di paradosso commerciale: l’Italia esporta i propri agrumi in Cina, ma importa quelli cinesi per sostenere il consumo interno e diversificare l’offerta, inserendo nel mercato italiano varietà di agrumi che un tempo erano praticamente sconosciute. È un aspetto della globalizzazione che mette in luce come il sistema alimentare mondiale sia interconnesso e complesso, con scambi commerciali che sfidano le tradizionali logiche di produzione e consumo. Tuttavia, questa grande apertura non è priva di criticità. Sono frequenti le discussioni sulla sicurezza alimentare, in particolare riguardo all’uso di pesticidi nei Paesi terzi, e alla trasparenza sull’origine della frutta. Alcuni consumatori e operatori lamentano la scarsa tracciabilità e il rischio che prodotti importati possano talvolta non rispettare gli stessi standard di qualità europei.

Altro punto di dibattito riguarda l’impatto ambientale: il trasporto di frutta fresca da paesi così distanti come la Cina comporta un elevato consumo di energia e emissioni di CO2, sollevando questioni di sostenibilità che sono al centro dell’attenzione pubblica e politica. Questo genera un crescente interesse verso produzioni più locali e filiere corte, che favoriscano il rispetto dell’ambiente e la garanzia di qualità. Da questo punto di vista, la produzione crescente di frutta esotica in alcune zone italiane, seppur ancora limitata, rappresenta una risposta innovativa e sostenibile alle esigenze di varietà e freschezza.

In questo contesto, associazioni come Coldiretti giocano un ruolo fondamentale nella promozione e tutela della frutta italiana. Coldiretti sottolinea l’importanza di valorizzare i prodotti locali e di favorire l’acquisto consapevole, suggerendo ai consumatori di controllare sempre l’etichetta per evitare di acquistare frutta importata e spacciata per Made in Italy. L’associazione promuove anche la vendita diretta dagli agricoltori tramite reti come Campagna Amica, che garantiscono la freschezza e la tracciabilità dei prodotti e sostengono l’agricoltura sostenibile. Coldiretti, con iniziative e campagne di sensibilizzazione, si impegna a proteggere il patrimonio agroalimentare italiano, riconosciuto a livello mondiale per la qualità e la biodiversità, contrastando le importazioni che non rispettano gli standard europei o che mettono a rischio le produzioni nazionali.

Stand di Campagna Amica a Milano

In definitiva, il panorama della frutta nei supermercati italiani è oggi un vero e proprio mosaico globale: accanto ai prodotti locali e mediterranei si trovano frutti esotici importati da ogni continente, con la Cina che emerge come un nuovo protagonista nel settore degli agrumi freschi. Questa situazione propone indubbi vantaggi in termini di disponibilità e scelta, ma allo stesso tempo impone attenzione a temi di sicurezza, sostenibilità ambientale e trasparenza, per garantire che la globalizzazione della frutta si traduca in benefici reali per consumatori e produttori. Ruoli come quello di Coldiretti sono quindi cruciali per mantenere alta la qualità del Made in Italy e per sostenere l’agricoltura nazionale in un mercato sempre più complesso e competitivo

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