Viaggi negli Stati Uniti, il flop del Mobile Passport Control (MPC): file interminabili e nessuna corsia riservata all'aeroporto di Chicago-O'Hare

I controlli in ingresso negli Stati Uniti sono tra i più rigorosi (e lunghi) del mondo. Soprattutto all’aeroporto Jfk di New York possono formarsi file di ore ai banchi dell’immigrazione, un po’ per l’enorme mole di viaggiatori che arrivano quotidianamente nella Grande Mela, un po’ per l’attenzione che gli operatori a ciascun viaggiatore.

Proprio per questo nel 2024 è stato istituito un nuovo sistema di ingresso facilitato, il Mobile Passport Control (MPC). Si scarica un app ufficiale del Governo americano nella quale si inseriscono tutti i dati. Una volta atterrati si clicca sulla app e – in teoria - si viene indirizzati automaticamente alla fila riservata all’MPC.

L’app funziona nei principali aeroporti americani, o almeno dovrebbe. A Chicago-O'Hare chi scrive ha recentemente perso un volo in coincidenza per Cleveland, che aveva un tempo di connessione di due ore scarse. Colpa del ritardo di cinquanta minuti sul volo Francoforte-Chicago, ma anche del fatto che non c’è stata alcuna differenza tra i viaggiatori provvisti che avevano compilato il Mobile Passport Control o no.

Una volta atterrati a O'Hare, settimo scalo più grande degli Usa dopo Denver. Dallas, Orlando, Washington Dulles, Houston e Salt Lake City, abbiamo attivato la app come previsto, che in effetti indicava di indirizzarsi verso una corsia destinata all’Mpc. Peccato che nessuna fosse riservata a questo servizio e – a nostra richiesta – ci è stato confermato di restare nella nostra fila perché non erano previste “scorciatoie”. Risultato inevitabile: coincidenza persa e quattro ore di attesa per attendere il successivo volo libero per Cleveland.

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