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La storia

Il "perdono" con il futuro Papa Leone XIV per la redenzione dei Chicago White Sox: l'Uomo dei Sogni e la magia del baseball

Carlo Pellegrino

17 Maggio 2025, 00:47

Il tributo dei White Sox a Papa Leone XIV

Il tributo dei White Sox a Papa Leone XIV

"L'America è governata da un esercito di rulli compressori, è stata cancellata come una lavagna e ricostruita e cancellata di nuovo. Ma il baseball ha segnato il tempo". Lo scrittore Terence Mann, interpretato da un monumentale James Earl Jones (scomparso nel 2024), pronuncia queste parole durante il suo famoso speech. Un discorso che è una parte cruciale de L'Uomo dei Sogni, titolo maldestramente adattato in italiano del fantastico film Field of Dreams (in realtà semplicemente Il campo dei sogni). In questo film che parla di baseball, ma anche di tanto altro (sogni svaniti e realizzati, il rapporto tra padre e figlio, la nostalgia per un genitore che non c'è più, l'amore che va oltre la morte), si evoca questo gioco come una sorta di collante nazionale, "l'unica costante negli anni", sempre secondo Terence Mann.

In effetti il baseball ha avuto un ruolo chiave in tanti momenti cruciali della storia degli Stati Uniti. Dopo la Guerra di Secessione la sua diffusione nel Paese permise di attenuare l'odio tra nordisti e sudisti, contribuendo a costruire quell'idea di unità nazionale in un processo che sarebbe durato decenni. Ottant'anni dopo una nazione ancora profondamente razzista, il 15 aprile 1947 Jackie Robinson fu il primo giocatore di colore a scendere in campo nel campionato professionistico americano. Uno scandalo, in un Paese che era stato capace di ghettizzare i coloured in un torneo destinato solo a loro, la Negro League. Eppure quella partita ha iniziato a cambiare il rapporto tra bianchi e neri e – sebbene le differenze sociali ed economico siano tutt'altro che scomparse, specie in alcuni stati - ancora oggi, ogni 15 aprile, tutti i giocatori di tutte le squadre scendono in campo con una casacca con scritto solo 42, il numero di Jackie.

Che gli Stati Uniti si siano interessati alla fede baseballistica di Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV, appare quindi del tutto normale, tanto è l'amore per questo sport negli Usa (come del resto in tutto il Centro America, in Canada, in Cina, in Giappone e in Corea). Il Papa di Chicago è quindi un tifoso dei Cubs o dei White Sox, le due squadre cittadine? Il baseball è uno sport di storie incredibili e questa, magicamente (come sempre) raccontata dal giornalista Mario Salvini (La Gazzetta dello Sport) nel suo Che Palle blog non fa eccezione. World Series (la finalissima del campionato) 2005, gara-1, i Chicago White Sox ospitano gli Houston Astros. Al Cellular Field ci sono 41.206 spettatori e tra di loro, all'ottavo inning e con due out, le telecamere della Fox inquadrano un uomo, con un anonimo primo piano, pescando proprio il suo volto tra i quarantamila sugli spalti (QUI IL VIDEO). Per 20 anni nessuno ci fa caso, ma un bel giorno cambia tutto. Perché quell'uomo è Papa Leone XIV, che allora non era il Santo Padre, non era un cardinale, era solo Robert, un tifoso dei White Sox.

In quel 2005 i White Sox vinsero il campionato, rompendo un digiuno di 88 anni. L'ultimo titolo era stato infatti nel 1917, conquistato da una squadra strepitosa che ne avrebbe vinti molti altri se non fosse stata devastata, neppure due anni più tardi, dallo scandalo delle finali del 1919, quando otto giocatori si vendettero le World Series e furono squalificati a vita. Tra loro Joe Jackson, un fuoriclasse di ruolo esterno sinistro, soprannominato Shoeless, lo scalzo, perché durante una partita decise di giocare senza scarpe (aveva le vesciche ai piedi). Shoeless Joe Jackson, proprio lui, è l'Uomo dei Sogni, tra i protagonisti di Field of Dreams, uno dei film più amati dagli americani e che ha fatto emozionare e piangere anche milioni di italiani.

Il baseball è pieno di storie incredibili, si diceva. La più famosa, forse, è la maledizione del bambino, quella che si dice abbia lanciato Babe Ruth (tra i più forti giocatori della storia) quando i Boston Red Sox lo cedettero agli acerrimi rivali, i New York Yankees (un po' come se il Milan avesse venduto Maldini all'Inter). Non si sa per colpa di Babe o no, ma i Red Sox sono rimasti 84 anni senza vincere un campionato, un tempo infinito per un sodalizio di questo prestigio. Trovando i modi più incredibili di perdere le finali e vedendo gli Yankees macinare trionfi, fino al 2014 quando l'incantesimo finalmente si spezza.

Altra maledizione è quella della capra della capra di Billy e dei Chicago Cubs. Sì, proprio i cugini dei White Sox. Nel 1945, un fan dei Cubs, William Sward, va a Wrigley Field (l'altro stadio di Chicago) con la sua pecora durante le World Series contro i Saint Louis Cardinals. All'inizio tutti ridono, ma la pecora puzza troppo. Lei e il padrone vengono cacciati e Sward sentenzia: "Non vincerete più un campionato". I Cubs sono uno squadrone eppure perdono quelle finali e per 71 anni non riescono più a qualificarsi per la finale. Fino al 2016 quando, 108 anni dopo l'ultimo trionfo, battono in rimonta i Cleveland Indians e spezzano il maleficio della pecora.

Altro calzino e altro Chicago. Tornando ai White Sox e a quel 2015 con Robert Francis Prevost in tribuna, a quei giocatori squalificati nel 1919 e a quel secolo di purgatorio destinato ai tifosi di una squadra che si era macchiata di un peccato così grande, essersi venduta la finale. Nello sport delle storie incredibili, nello sport che come direbbe Terence Mann è l'unica costante negli Stati Uniti, è bello immaginare che quel sortilegio si sia spezzato perché c'era il futuro Papa Leone XIV a fare il tifo per i suoi Chicago White Sox. Una sorta di perdono postumo per gli otto giocatori macchiati nel 1919 dall'onta della squalifica: Eddie Cicotte, Oscar "Happy" Felsch, Arnold "Chick" Gandil, Fred McMullin, Charles "Swede" Risberg, George "Buck" Weaver, Claude "Lefty" Williams. E ovviamente "Shoeless" Joe Jackson, l'Uomo dei Sogni.

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